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Il doppio ex Corapi fa le carte alla B: “Catanzaro da favola Ma questo Parma andrà in A”

«I giallorossi hanno confermato la quadratura dell’anno scorso. Gli emiliani sono i più forti del campionato. Occhio a Bernabè»

Una è la squadra della sua città, quella di cui è stato una bandiera e per cui ha pianto lacrime amare. L’altra è quella con cui ha vinto di più, un trittico indimenticabile dalla D alla A. Sono le maglie che ha indossato più volte in carriera, 190 in tutto (103 quella di “casa”). Ora che non è più calciatore e da qualche mese fa l’allenatore, domenica potrà vederle da spettatore.
Per Ciccio Corapi Catanzaro-Parma non sarà una partita come le altre: «Non sono mai andato negli stadi in cui giocavo, ma stavolta farò un’eccezione e ci porterò mio figlio». Per le prime della classe ne vale la pena.

Ti aspettavi una partenza del genere dei giallorossi?

«Mi aspettavo che il Catanzaro iniziasse bene, ma non in questi termini: il calendario era abbastanza tosto, soprattutto per le sfide con Cremonese e Spezia. Invece ha dimostrato grande quadratura, ha mantenuto i principi di gioco dell’anno scorso e quindi si ritrova in testa meritatamente. Siamo solo all’inizio, ma è motivo di grande soddisfazione dopo anni di inferno».

E del Parma che dici?

«È più organizzato dell’anno scorso, è giovane perché la politica della proprietà è prendere talenti di qualità, ha trovato subito continuità di risultati e ha grandi giocatori come Bernabè, tecnicamente il più forte in B».

Che gara immagini al “Ceravolo”?

«Per come è partito il Catanzaro credo che il Parma verrà qui con un po’ di timore: tutti si sono resi conto che quella di Vivarini è una grande squadra nonostante sia neopromossa. Di sicuro gli emiliani non metteranno in conto una passeggiata».

Nelle Aquile chi ti ha impressionato?

«La tranquillità di Ghion, Verna per la continuità di prestazioni, Krajnc perché ha dato ancora più sostanza dietro. Poi Stefano (Scognamillo, con cui ha vinto i playoff a Trapani, ndr) e l’ho detto anche a lui: in questi anni è maturato un sacco, prima non sapeva trattenersi e si faceva ammonire quasi in ogni gara, ora è molto più pulito e tecnicamente è migliorato molto grazie a Vivarini. Brighenti e Vandeputte non li nomino nemmeno, sono fortissimi, Iemmello fa un lavoro per la squadra impressionante. Ma pure Sounas, perché ero convinto avrebbe fatto fatica e invece no, e Biasci che corre per 90 minuti. Situm fa sempre il suo, e Fulignati, che per me è anche tatticamente fra i più forti, non solo fra i pali».

Tu come Iemmello, catanzarese e capitano del Catanzaro.

«Finora ha avuto problemi fisici, ma nonostante quelli non ha fatto male, anzi. Il mister è stato bravo a gestirlo e lui, al di là del gol al Lecco, nelle prime tre uscite è stato molto bravo. Per uno come lui è essenziale essere al top fisicamente, quindi col passare delle giornate crescerà e comincerà a segnare col suo ritmo».

Cosa ricordi con più piacere del Parma?

«Non i campionati vinti, ma il successo nel derby con la Reggiana in trasferta. Venivamo da un periodo no e quel derby non si giocava da tanto tempo, fu una gioia immensa».

E del Catanzaro?

«L’esordio in B quando avevo 18 anni (5 maggio 2005 contro il Verona, ndr), grandissima soddisfazione personale nonostante fossimo già retrocessi. Poi il ritorno in giallorosso con Auteri, solo che dopo un bell’avvio scoppiò il Covid quindi né allora, né poi con Calabro ho potuto condividere l’esperienza con i tifosi. Il mio rammarico più grande è essermi infortunato nel momento in cui la squadra girava: potevo fermarmi, ma non volevo lasciare i compagni e così mi sono precluso i playoff (2021, ndr)».
Alleni l’U17 della Vigor Catanzaro, affiliata all’Academy del Parma.
«Un’opportunità avuta grazie ai legami che ho creato lì. Allenare mi piace. Il tecnico da cui prendo? Vincenzo Italiano, a Trapani mi ha dato tanto. Lo sento spesso e gli chiedo consigli, ha la visione del calcio cui mi ispiro».

A fine stagione dove vedi Parma e Catanzaro?

«Gli emiliani in A. Prima e seconda sarebbe molto bello. Per il Catanzaro è bene stare coi piedi per terra, ma doppi salti ce ne sono stati tantissimi e quando si crea qualcosa di speciale si può arrivare ovunque».

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