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Simone Alessio “capatosta” all’assalto dell’oro olimpico da Sellia Marina

Un ragazzo dalla forte personalità e dal talento spiccato, peculiarità che gli hanno permesso di approdare ai Giochi, sbaragliando la concorrenza

Simone Alessio (taewondo)

Le aspettative su di lui sono elevate. D’altronde negli ultimi anni ha fatto vedere grandi cose a livello internazionale ed il suo nome riecheggia tra coloro che possono contribuire ad irrobustire il medagliere italiano alle Olimpiadi di Tokyo. Simone Alessio, taekwondoka classe 2000 di Sellia Marina, è un ragazzo dalla forte personalità e dal talento spiccato. Peculiarità che gli hanno permesso di approdare ai Giochi, sbaragliando la concorrenza, e che gli hanno consentito nel 2019 di salire sul tetto del mondo vincendo il mondiale. Un alloro storico per il taekwondo italiano con Alessio capace, in quel di Manchester, di battere il giordano Ahmad Abughaush, campione olimpico a Rio de Janeiro 2016, nella finale dei 74 kg. Carico, determinato, concentrato sull’obiettivo, Alessio è partito per il Giappone con un obiettivo ben preciso: vincere e conquistare la medaglia d’oro.

Simone come hai vissuto questi ultimi giorni di attesa in vista di questo grande appuntamento?
«Per me le Olimpiadi sono un grande palcoscenico. Ci siamo allenati davvero tanto e sento di dire, dopo un lungo periodo stressante di allenamenti, che ho fatto tutto il massimo e sono fiducioso. È l’occasione più grande della mia vita».
Senti il peso della responsabilità di dover vincere?
«A dir la verità no, ho ancora 21 anni e sono all’inizio. Quello che ho fatto finora, i risultati raggiunti sono zero rispetto alla manifestazione più importante che uno sogna fin da bambino. Mi sento carico».
Chi è Simone Alessio? Parlaci un po’ meglio di te.
«Sono diviso tra Roma e Catanzaro. Quando sono giù a casa esco nella mia città, Sellia Marina che è il paese dove sono cresciuto. Quando sono a Roma la mia vita è molto più ristretta tra allenamenti, riposo e magari la sera esco con la mia ragazza, portiamo fuori il cane. Sono iscritto a Scienze Motorie, ma ora sono concentrato solo sulle Olimpiadi».
Se e quanto la vittoria del Mondiale del 2019 ti ha cambiato la vita?
«Quella vittoria è stata un po’ una sorpresa perché in testa mia sono il più forte di tutti, ma poi nella realtà in quella gara ho dimostrato al pubblico tutto quello che io pensavo nella mia testa. Mi ha cambiato nel senso che ora so che sono il campione e devo difendere il titolo, ma già prima io ero un megalomane a livello mentale».
Quest’atteggiamento da cosa dipende?
«È una cosa tutta mia, mia mamma è stata brava quando ero adolescente perché non ero un tipo per niente facile».
Questo modo di fare può rappresentare più un limite o un punto di forza?
«In questo momento può essere davvero il mio punto di forza perché magari ci sono gare che prendo sottogamba, ma in questo caso davanti a questo evento così importante credo sia il miglior modo per arrivarci».
Raccontaci quale sarà il tuo percorso a Tokyo.
«Gareggio il 26 luglio e gli ostacoli saranno tanti perché siamo in 16 e sono tutti forti già dal primo incontro. Saranno quattro incontri difficilissimi».
Obiettivo minimo?
«Uscire dal quadrato soddisfatto».
Senti di portare la Calabria a Tokyo?
«Sì ed in un certo senso lo identifico un po’ come diciamo noi “capa tosta” ed è quel sentimento che mi porto dentro nel quadrato».
Qualche rito scaramantico prima delle gare?
«Ne ho tanti, ma non li dico. Posso dirti che mi portano ad aumentare la concentrazione e se me li ricordo, poiché ho molti problemi di concentrazione, vuol dire che sono concentrato».
Raccontaci le ultime ore prima della partenza. Immagino la mamma a starti dietro.
«L’ho fatta salire a Roma e le ho chiesto di venire a farmi la valigia».
Il pubblico non ci sarà. Che ne pensi?
«Io lo sento molto, mi aiuta tanto, mi gasa. Mancherà, ma ci stiamo facendo l’abitudine».

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