È negli anni '70, con il porto di Gioia Tauro, che inizia la vera ascesa del clan Mancuso di Limbadi, oggi protagonista per via dell'arresto a Roma del boss Pantaleone.
Un salto di qualità che, di fatto, ha allargato il raggio degli affari e degli interessi della cosca oggi egemone nel Vibonese, con ramificazioni in Italia e all'estero.
Una ascesa che inizia con Francesco Mancuso (classe '29), don Ciccio, negli anni '80 addirittura eletto con un plebiscito popolare consigliere comunale a Limbadi, tanto da indurre l'allora capo dello Stato Sandro Pertini a sciogliere - e fu il primo in Italia - il consiglio comunale.
Il vecchio capobastone apparteneva alla cosiddetta "Generazione degli 11" di cui oggi fanno ancora parte i fratelli Antonio (classe 1938), Giovanni (nato nel 1941), Cosmo Michele (1949) e Luigi del '54, ritenuto attuale capo della famiglia di 'ndrangheta di Limbadi.
Pantaleone Mancuso (detto l'Ingegnere), il boss catturato oggi in una sala Bingo a Roma, è nipote della schiera di boss.
Figlio di Domenico (classe 1927), è fratello di altri elementi di spicco della potente 'ndrina, vale a dire di Giuseppe (Peppe) del '49; Diego (alias Mazzola) del '53 e Francesco (detto Ciccio Tabacco) del '57, nonché di Rosaria (nata nel 1955) arrestata in quanto ritenuta la mandante dell'autobomba del 9 aprile 2018 a Limbadi costata la vita al biologo Matteo Vinci.
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