Una volta si chiamava “libretta”, la piccola agenda sulla quale i commercianti segnavano crediti (soprattutto) e debiti. Quella confiscata a casa di Cosimo Manetta, però, è una libretta particolare: al suo interno sono segnati crediti e debiti legati alle attività di spaccio dell'organizzazione disarticolata nell'operazione “Acquamala”, che ieri ha portato a 57 indagati e una serie di arresti in tutta Italia.
Il presunto capo dell'organizzazione sarebbe stato, il 54enne Cosimo Manetta. Era lui, scrivono gli inquirenti, che «teneva i contatti con i fornitori, impartiva direttive ai sodali, assicurava l'approvvigionamento interfacciandosi con i fornitori e inviando loro dei propri emissari, gestiva una rete di distributori e si interfacciava con i referenti di altri spacciatori nei territori di Crotone e Catanzaro».
Era a casa sua, ha spiegato il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Crotone Francesco Esposito, che «venivano tenute riunioni, e prese decisioni che avevano effetti su diverse province della Calabria». Ma era tutta la sua famiglia – per gli inquirenti – ad essere coinvolta nel traffico, con ruoli specifici: da quello di “vicario” del figlio Nicola (32 anni), a quello di “contabile” della figlia Roberta (26), fino a quello di pusher della compagna Rosetta Bevilacqua (43).
Sono finiti in carcere: Antonio Bevilacqua, 36 anni di Crotone; Antonio Manetta (24) di Crotone; Cosimo Manetta (54) di Crotone; Nicola Manetta (32) di Crotone; Roberta Manetta (26) di Crotone; Mario Mannolo (60) di Cutro; Cosimo Passalaqua (47) di Crotone; Alessandro Perini (35) di Crotone; Filippo Raso (50) di Rizziconi (Reggio Calabria); e Maurizio Sabato (53) di Catanzaro. Ai domiciliari: Giovanni Passalaqua, detto "Gigliotti" (54) di Catanzaro; Piero Ranieri (32) di Crotone; e Antonio Scerbo (32) di Crotone. L'obbligo di dimora nel comune di Crotone è scattatalo per Antonio Bevilacqua (25); Leonardo Bevilacqua (36); Nicola Manetta (38); e Antonio Scicchitano (58).
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