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Mileto, l'addio del vescovo Luigi Renzo: ancora avvolte nel mistero le dimissioni FOTO - VIDEO

Il saluto tra sospetti, veleni, tradimenti, voci di piazza e di sagrestia pettegola, con le dimissioni imposte dal Vaticano e giunte come un fulmine a ciel sereno

Monsignor Luigi Renzo si è congedato dalla sua diocesi nel corso di una solenne concelebrazione, per i suoi 50 anni di sacerdozio, che si è tenuta giovedì sera nella Basilica Cattedrale, dopo 14 anni di permanenza nella cittadina normanna. Quella di Renzo è stata una guida pastorale interrotta bruscamente il primo luglio scorso - tra sospetti, veleni, tradimenti, voci di piazza e di sagrestia pettegola, con le dimissioni imposte dal Vaticano e giunte come un fulmine a ciel sereno, che non gli hanno consentito di celebrare da vescovo, come avrebbe voluto, nel pieno delle sue funzioni, il tanto atteso anniversario.

Tra i presenti alla celebrazione l’amministratore apostolico monsignor Francesco Oliva, l’arcivescovo di Reggio- Bova monsignor Fortunato Morrone, il vescovo emerito di Lamezia Terme monsignor Vincenzo Rimedio, il vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi don Pino Varrà e le autorità istituzionali del territorio, tra cui il viceprefetto Eugenio Pitaro, i sindaci di Vibo Maria Limardo e di Mileto Salvatore Fortunato Giordano che ha salutato Renzo a nome di tutta la comunità miletese. Parole di gratitudine al vescovo emerito Renzo per l’opera svolta sono state espresse all’inizio della celebrazione dall’amministratore apostolico monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace. “La nostra gratitudine - ha esordito Oliva - va al Signore, pastore dei pastori, per avere eletto te, don Luigi, alla guida pastorale di questa Chiesa. Il Signore ha gradito la tua dedizione, umiltà e mitezza. Come san Giuseppe, custode del Redentore, hai custodito questo gregge, sapendo talvolta metterti da parte per il suo bene. Lo hai guidato – ha continuato il prese le - con quella fede che ci porta a credere che Dio può operare anche attraverso le fragilità e debolezze umane e che nelle nostre povertà ed umiliazioni è possibile incontrarlo. Questo popolo ti dice semplicemente: grazie! Grazie per le fatiche, le gioie e le speranze condivise, ma anche per le lacrime versate e le incomprensioni sperimentate”.

Frasi profondamente sentite ribadite anche nell’editoriale del numero speciale dedicato all’evento dal periodico “Comunità in Cammino”, fondato dallo stesso vescovo emerito al momento del suo arrivo a Mileto. Subito dopo è stata scoperta un’artistica scultura- “offerta con devozione e riconoscenza a mons. Luigi Renzo a conclusione del sue servizio episcopale” che rappresenta Maria offerente. L’opera è stata realizzata dallo scultore Michele Zappino.

La celebrazione è quindi proseguita con l’attesa omelia di Renzo. “Non avrei mai immaginato - ha esordito il presule - di vivere così il mio cinquantesimo di sacerdozio, unito ai 14 anni di Episcopato tra voi e con voi. 25 anni fa, nel 1996, ho ricordato il XXV di Sacerdozio a soli pochi mesi dalla morte di mia madre, oggi ricordo il 50° con un’altra separazione altrettanto sofferta, quella da voi come vescovo e pastore. Perdonatemi - ha aggiunto Renzo - l’emozione che non mi aiuta ad esprimere serenamente i miei sentimenti e la mia gratitudine per quello che in questi anni ho ricevuto da tutti voi, anche da quelli che non sempre hanno saputo vedere in me un padre premuroso”.

Ed ancora: “Riconosco i miei limiti, ma vi assicuro che tutti, ribadisco tutti, siete stati e rimanete nel mio cuore. Non voglio fare retorica, non è stato mai il mio forte, solo voglio dire che, malgrado le possibili apparenze, vi ho voluto bene anche oltre quello che si poteva immaginare”.

L’ex pastore diocesano ha quindi ringraziato “i confratelli vescovi per la vicinanza espressami nelle settimane passate e per la loro presenza stasera qui in questo momento particolare della mia vita. Ringrazio anche quelli che per tanti motivi non son potuti intervenire, ma che si sono fatti sentire con messaggi”. Renzo ha quindi sottolineato che “senza unità e senza pazienza non si conquista e non si costruisce nulla. Anche nella nostra vita di credenti e di consacrati gli ostacoli sembrano a volte prevalere finendo col creare marasmi nei nostri sentimenti, mettendo in crisi persino le nostre scelte anche di fondo, che ci richiedono senz’altro coraggio, fantasia e fiducia in Dio, in noi e negli altri, per non permettere che avvelenino o intristiscano la nostra vita e le nostre relazioni con gli altri”. La chiave di tutto per il vescovo emerito, “come ci insegna il Vangelo, è il perdono reciproco senza riserve. Il suo contrario è uno dei mali più gravi che affliggono, oggi più che mai, l’umanità e rendono inefficace il nostro lavoro e la forza stessa dell’amore che è la linfa vitale che consente di portare frutto per se stessi e per gli altri”.

Al termine della celebrazione ha ringraziato l’ex guida pastorale anche il vescovo emerito di Lamezia monsignor Vincenzo Rimedio, inoltre lo stesso Renzo ha comunicato di volere lasciare in dono alla Madonna di Romania, patrona di Tropea e della diocesi, il suo anello episcopale. La sera prima nella stessa Basilica Cattedrale si era tenuto un concerto del coro Mater Jubilaei del cantiere musicale internazionale diretto da Caterina Francese proprio per festeggiare i cinquant’anni di sacerdozio di Luigi Renzo.

Ma al di là del clima festoso e di grande affetto che è stato riservato al vescovo emerito l’ uscita di scena dell’ex pastore diocesano continua a far discutere per la celerità con cui è maturata e perché la motivazione vera continua a rimanere un mistero. Da qui le supposizioni che vanno dai problemi giudiziari di alcuni sacerdoti al lungo e doloroso conflitto con la Fondazione della Serva di Dio Natuzza Evolo, per la cui soluzione è dovuta intervenire direttamente la Curia vaticana.

La nuova vita di Luigi Renzo, pastore, giornalista e apprezzato scrittore, intanto, è già ricominciata nella sua Rossano, la città dove prima di diventare vescovo è stato vicario generale, parroco e direttore del museo diocesano. Con lui da giovedì sera per la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea si chiude una stagione nella consapevolezza che ogni tempo ha i suoi uomini, i suoi frutti, i suoi dolori, le sue luci e le sue ombre.

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