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Black money a Vibo, ricorsi inammissibili: estorsioni non mafia

La Corte di Cassazione cancella l’associazione a carico dei boss di Limbadi e ricostruisce gli altri reati. Dichiarati inammissibili i ricorsi presentati da imputati e Procura generale

Ricorsi inammissibili. La seconda sezionale penale della Corte di Cassazione spiega i motivi delle condanne a carico dei boss Antonio Mancuso (cinque anni di reclusione e 3mila euro di multa); nonché di Giovanni Mancuso (nove anni di reclusione e 9mila euro); Gaetano Muscia (sette anni e otto mesi di reclusione con un’ammenda di 5mila euro); Agostino Papaianni (sette anni e otto mesi di carcere con ammenda di 5mila euro); nonché di Antonio Prestia (cinque anni di reclusione e 4mila euro di ammenda).
Spazzata via l’accusa di associazione mafiosa contestata ai vertici dell’organizzazione di Limbadi, sulla scorta delle indagini portate avanti dalla Dda di Catanzaro, la Cassazione (Mirella Cervadoro, presidente della seconda sezione e Anna Maria De Santis relatore) ha  evidenziato in particolare i motivi che hanno portato ad accertare l’esistenza dei reati di usura ed estorsione tratteggiando in particolare i comportamenti dei singoli imputati.

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