Due fatti accaduti nelle ore successive alla morte della Serva di Dio Natuzza Evolo, avvenuta all’età di 85 anni, all’alba del primo novembre del 2009, possono essere catalogati tra i tanti fenomeni, ancora oggi oggetto di studio, che hanno accompagnato, durante tutto l’arco della sua vita, lo straordinario cammino di fede della mistica di Paravati.
Il sangue il 3 novembre
Uno dei due fenomeni – di cui si hanno ancora oggi pochi particolari – si verificò il tre novembre, ovvero poche ore prima del funerale. Ne sono stati testimoni diretti alcune delle persone presenti in quel momento attorno alla bara sistemata nella cappella della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” i quali videro uscire del sangue dai piedi di Mamma Natuzza. Un fenomeno in pratica simile a quello vissuto dalla mistica durante i giorni di grande sofferenza della settimana santa, in particolare il venerdì, il periodo in cui riviveva sul proprio corpo la Passione del Signore. Uno dei testimoni ha raccontato che la parte da dove era sgorgato il sangue venne nel giro di qualche minuto subito coperta dai sacerdoti presenti prima che nella cappella giungessero altri fedeli. A tal riguardo più di un medico ha spiegato che un fenomeno del genere a due giorni dalla morte è assolutamente inspiegabile. Un evento, dunque, a dir poco eccezionale, che sicuramente fa già parte del carteggio relativo alla causa di beatificazione di Natuzza Evolo, di cui è in corso di svolgimento la fase diocesana con la raccolta del materiale e delle testimonianze.
La croce nel cielo di Paravati
L’altro fenomeno – del quale Gazzetta del Sud riferì all’indomani più di un particolare – accadde ad alcune ore di distanza dalla morte della mistica in una Paravati letteralmente invasa da migliaia di pellegrini, provenienti da ogni angolo d’Italia e non solo. Un afflusso incessante di gente (oltre 200mila secondo alcune stime), desiderosi di dare l’ultimo saluto a colei che per oltre 60 anni era stata per tutti un faro di luce e di fede. Quella stessa sera alcuni gruppi di pellegrini che avevano appena pregato davanti al feretro della mistica videro nitidamente accanto alla luna due scie di nubi che formavano una croce proprio in direzione del santuario mariano della Villa della Gioia. Tra i testimoni dell’evento anche alcuni fotografi che ebbero modo di immortalare l’evento. Diversi pellegrini, tra cui alcuni giornalisti, videro quella croce nel momento in cui si trovavano a passare nei pressi della chiesa dell’Addolorata. Ai loro occhi apparvero due scie lucenti che si erano intersecate attorno alla luna a forma di croce dalle larga braccia. Una pellegrina a distanza di tanti anni ha offerto sui social questa testimonianza: «Guardai in cielo e una croce grande e nitida, apparve ai miei occhi. Sono certa che Mamma Natuzza ha voluto segnalare anche a me la sua vicinanza». Un segnale dal cielo? Un fenomeno ottico? I segni lasciati da un aereo? Di sicuro una strana coincidenza con la morte di Mamma Natuzza. Il mistero a distanza di dodici anni rimane.
Il saluto sotto la pioggia
I funerali di Natuzza ebbero luogo due giorni dopo sul sagrato del santuario mariano. Vi presero parte nonostante il vento e la pioggia incessante, migliaia di persone, tra ombrelli e cappotti impermeabili, in un clima di sentita partecipazione. Uno scrosciante applauso salutò l’arrivo del feretro della mistica, accompagnato dallo sventolìo di migliaia di fazzoletti bianchi. Le esequie furono celebrate dall’allora vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Luigi Renzo che aveva accanto, oltre a mons. Giovanni D’Ercole, inviato della Segreteria di Stato vaticana, una larga rappresentanza di presuli calabresi: il compianto Domenico Tarcisio Cortese che era stato alla guida della diocesi per oltre 25 anni, il vescovo di Catanzaro- Squillace Antonio Ciliberti, il vescovo di Locri-Gerace Giuseppe Fiorini Morosini, il presule di Lamezia Terme Luigi Cantafora, il vescovo emerito di Lamezia Terme Vincenzo Rimedio, nonchè 120 sacerdoti. Gli occhi del popolo di Dio, durante i funerali, furono tutti rivolti alla bara di noce chiaro di Natuzza, adornata da un piccolo mazzo di rose, deposta ai piedi dell’altare. Una partecipazione sentita e corale per il saluto a una donna alla quale furono tributati gli stessi onori di una santa.
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