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Vibo, viaggio tra le frazioni “fantasma” dove crollano le strade e tutto tace FOTO

Dissesto idrogeologico e mancata manutenzione mettono a rischio le periferie del capoluogo

Una macchia “arancione” – simbolo di pericolo – delimita, Longobardi, San Pietro e Vibo Marina, perché il Pai (Piano di assetto idrogeologico) traccia la mappa del rischio e, ad osservare bene la cartina delle frazioni costiere, è come se ci fosse una sorta di recinto, un lungo filo rosso, che ricorda quanto in questo lembo di terra la messa in sicurezza, sia a mare che lungo i torrenti, costituisca una priorità. Questo stato di cose è testimoniato dalle ripetute attività emergenziali effettuate dalla Protezione civile regionale negli ultimi anni ed è certificato dall’Autorità di Bacino della Regione che ha attribuito all’intera area i massimi livelli di pericolosità idraulica “P3” e da frana “IP3” e “IP4”. Tutti segni evidenti di un suolo caratterizzato da un’intrinseca fragilità con continui pericoli per la popolazione. Ma nonostante ciò, dall’alluvione del 2006 non è ancora stato completato il Piano di interventi di mitigazione del rischio idraulico che prevedeva la realizzazione di opere infrastrutturali per la messa in sicurezza, con particolare riferimento al ripristino dell’officiosità idraulica di fossi e corsi d’acqua. Tali interventi, avrebbero dovuto riguardare anche e soprattutto le zone a monte e non solo quelle a valle. Invece, secondo gli abitanti della frazione Longobardi, i lavori continuano ad essere eseguiti in maniera parziale, tanto da non garantire sicurezza.

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