“Abbiamo iniziato qualche anno fa a Reggio Emilia, insieme al prof. Nicaso, a spiegare cosa fosse la ‘Ndrangheta. Un politico si scagliò contro di noi e gli spiegammo che i calabresi avevano la forza economica per infiltrarsi nel settore dei rifiuti, dell’edilizia. Arriverà il momento - raccontammo loro - che in Emilia vi ritroverete come alcuni paesi dell’hinterland di Milano. Dopo qualche anno ci hanno chiesto scusa, ma era troppo tardi perché le locali di ‘Ndrangheta si erano già insediati”. Così ha esordito il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri a Vibo durante la presentazione del suo ultimo libro "Complici e colpevoli. Come il Nord ha aperto le porte alla ‘Ndrangheta” nella cornice del Vibook. Ad introdurre il dibattito al quale hanno partecipato anche l’altro autore del libro Antonio Nicaso e il procuratore di Vibo Camillo Falvo, il giornalista Tonino Fortuna.
Il libro è stato scritto a due mani con Antonio Nicaso che ha spiegato: “Abbiamo ritenuto le mafie fenomeni riconducibili ad una mentalità e ad un territorio. Un’errore di sottovalutazione commesso al Sud e ripetuto al Nord. Le mafie si sono trasformate in agenzie di servizi offrendo manodopera a basso costo. Avevano il precedente degli imprenditori del Nord che legittimavano il ruolo dello ‘Ndranghetista nei cantieri. Gli imprenditori spesso non tengono conto dell’aspetto etico, ma solo del profitto, non hanno esitato ad accettare i servizi offerti dai mafiosi. La linea della palma al nord - parafrasando Sciascia - ha trovato terreno fertilissimo. Oggi questo rapporto e’ simile a quello del pesce con l’acqua. Per tanto tempo molti politici hanno negato la presenza della ‘Ndrangheta e invece oggi ci sono 46 locali di mafia al Nord. Non e’ un’infiltrazione, siamo andati oltre”.
Tra gli ospiti anche il procuratore di Vibo Camillo Falvo: “Non credo che il ritardo di comprensione al Nord riguardi tutti. Non solo l’imprenditoria, la politica. C’è stata la difficoltà di comprendere il paradigma dello ‘ndranghetista”.
Gratteri ha poi proseguito: “Non parlo per simpatie o antipatie. Parlo perché sono preoccupato e dispiaciuto per le sorti del nostro distretto. Il grande lavoro fatto in questi anni, l’essere riusciti a conquistarci un po’ di credibilità. Mentre in Italia la credibilità scende, qui a Catanzaro ho la sensazione che lì ci sia un vento diverso. Questa estate a Rombiolo c’erano mille persone, siamo stati a Corsico settimana scorsa e c’erano 400 persone almeno, molte di più rispetto a quando andavamo prima. Siamo come un allenatore che cerca di motivare e non dobbiamo perdere questo patrimonio senza assuefarci. Sono arrabbiato perché di queste riforme non avevamo bisogno eppure queste riforme si fanno quando ci sono tutti e passa la qualsiasi con le larghe intese. 20 anni fa i giornali avrebbero scritto a caratteri cubitali, se l’avesse fatta Berlusconi avrebbero fatto le barricate. Non sopporto questa doppia morale. Cosa c’entra l improcedibilità con quello che ci chiede l’Europa ? La Cartabia ha detto che se i magistrati dicono che la riforma non è buona, allora è bellissima. Sapete tutti che non dovrei parlare, perché ho fatto domanda per andare a Roma alla procura nazionale, ma non ho paura di affrontare le persone con la spina dorsale retta. Questo lusso ce lo possiamo permettere e continuerò fino allo sfinimento a dire che questa riforma non serve. Perché è tornata in CdM? Hanno iniziato a mediare facendo una sorta di elenco di salvaguardia di alcuni reati. Tranne i grandi processi gli altri si fanno in due anni. Erano appagati tutti e intervengo io e dico: ma corruzione, concussione e peculato non vi disturbano? L’operaio che cade dal quarto piano sarà un processo che si svolgerà in due anni? La vedova cosa dirà ai bambini? Queste cose passano come acqua fresca, siete anestetizzati dalla Tv e dai tg che parlano di Covid, di no Vax, gossip, sport. Di riciclaggio, di reati contro la PA, di mafie non si parla. Fa gioco facile a certa politica dire che le mafie non esistono. Alcuni giornali dicono che le mafie le teniamo in vita noi. Mi dispiace perché migliaia di persone credono in noi. Hanno messo la loro vita nelle nostre mani e non possiamo abbandonarli. Non vorrei che qualcuno di questi in appello si trovi il cartello “improcedibile””.
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