Catanzaro, Crotone, Vibo

Mercoledì 08 Maggio 2024

Agguato nel marzo del 2004 a Pizzo: la Dda chiede sette rinvii a giudizio FOTO

 
Domenico Bonavota
Francesco Fortuna
Nicola Bonavota
Onofrio Barbieri
Pasquale Bonavota
Salvatore Mantella

Un cold case tirato fuori dal cassetto dopo ben 17 anni sulla scorta delle dichiarazioni rese soprattutto dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella. E una volta chiuso il cerchio sull’omicidio di Domenico Belsito, 34 anni di Sant’Onofrio – ferito in un agguato a Pizzo il 18 marzo del 2004 e deceduto a distanza di giorni a causa delle ferite riportate – la Dda di Catanzaro va avanti velocemente. Nell’arco di un anno (quello appena trascorso) si è, infatti, passati dall’emissione delle ordinanze di custodia cautelare, alla richiesta di rinvio a giudizio per sette indagati (accusati di omicidio, reato con una serie di aggravanti) e alla fissazione dell’udienza preliminare. Richiesta in cui viene inserito, con le relative contestazioni a tre indagati, anche il tentato omicidio di Antonio Franzè, cognato di Andrea Mantella. In particolare il pm distrettuale Andrea Mancuso chiede il giudizio per i fratelli Pasquale, Domenico e Nicola Bonavota – di 48, 43 e 46 anni (il primo latitante, gli altri due in carcere) – di Sant’Onofrio, nonché per Francesco Salvatore Fortuna, di 42 (anch’egli di Sant’Onofrio e in carcere), ritenendoli «ideatori e promotori del delitto» i quali si sarebbero all’epoca rivolti ad Andrea Mantella, 50 anni di Vibo, «affinché li coadiuvasse nell’omicidio tramite il ricorso a uomini di sua fiducia» per l’esecuzione dell’agguato. Imboscata in cui Domenico Bonavota e Fortuna – secondo la Dda – avrebbero anche avuto il ruolo di «materiali co-esecutori». Bonavota collaborando con Andrea Mantella, Francesco Scrugli (ucciso nel 2012) e Salvatore Mantella (cugino di Andrea) 48 anni di Vibo per pedinare e rintracciare la vittima; Fortuna «garantendo a Scrugli l’occultamento della pistola usata». Oltre ai fratelli Bonavota, ai cugini Mantella e a Fortuna, la Dda chiede il processo anche per Onofrio Barbieri, 42 anni di Sant’Onofrio, che avrebbe «partecipato alle riunioni per l’organizzazione, pianificazione e programmazione dell’omicidio, nonché «provvedendo a preparare auto (provento di furto) e armi per il delitto». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro

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