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Usura a Stefanaconi, assolti i Patania: il fatto non sussiste

La Corte di Appello di Catanzaro ha accolto l'appello e revocato le accuse contro Nazzareno Patania, Bruno Patania e Salvatore Patania

La Corte di Appello di Catanzaro (Presidente Loredana De Franco), I Sezione Penale, con la sentenza del 14 febbraio, ha assolto Nazzareno Patania, Bruno Patania e Salvatore Patania dall’accusa di usura aggravata e continuata ai danni di un imprenditore nel settore delle costruzioni.

Il procedimento, costola del più ampio procedimento Romanzo Criminale (relativo alla contestazione dell’esistenza di un sodalizio denominato Patania in Stefanaconi), traeva origine dall’accusa di aver praticato usura nei confronti di un imprenditore in stato di bisogno dal quale gli imputati si facevano rilasciare 22 cambiali dell’importo di 5.000 euro ciascuna per un totale di euro 110.000 con scadenza mensile a partire da maggio 2012 fino al febbraio 2014 con tasso interesse usuraio.

Il Tribunale Penale Collegiale di Vibo con sentenza riteneva gli imputati colpevoli di usura aggravata dalla finalità di agevolare il clan Patania e da qui la condanna nei confronti di Nazzareno Patania alla pena di anni 4 e mesi 6 di reclusione e nei confronti di Bruno Patania e Salvatore Patania alla pena di anni 4 di reclusione.
La Corte di Appello di Catanzaro, accogliendo completamente l’atto di appello, ha assolto Nazzareno Patania (difeso dall’avv. Antonio Larussa), Bruno Patania (difeso dall’avv. Alessandro Diddi) e Salvatore Patania (difeso dall’avv. Gregorio Viscomi) dalla condanna perché il fatto non sussiste, revocando le statuizioni civili della sentenza di 1° grado dove, tra l’altro, erano costituite parti civili sia il Comune di Stefanaconi che la Provincia di Vibo Valentia.

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