Scappare dal proprio Paese per sfuggire alle bombe degli invasori e morire ad appena cinque anni in un luogo considerato sicuro. Lacrime, dolore e commozione nella Basilica Cattedrale di Crotone, dove padre Vasil Kulyanyak, guida spirituale della comunità ucraina crotonese, celebra i funerali della piccola Taisiia Marzeyiik, travolta e uccisa domenica sera da un furgone condotto da un diciottenne, ora in carcere per omicidio stradale aggravato.
La piccola comunità ucraina si è stretta attorno ai genitori della bimba che sulle rive dello Ionio ha incontrato un tragico destino che ha spento per sempre il suo luminoso sorriso. Palloncini azzurri, bianchi e gialli tenuti stretti nelle mani dai connazionali della piccola hanno fatto da ala al corteo preceduto dalla piccola bara bianca portata a spalle in Cattedrale.
Il sindaco Vincenzo Voce che ha espresso il cordoglio di tutta la città, alla mamma e il papà di Taisiia, sconvolti dal dolore, partecipa al funerale con tutte le autorità militari e civili guidate dal prefetto di Crotone, Maria Carolino Ippolito. Tra le volute d’incenso Padre Vasil col suggestivo rito greco-bizantino, recita antiche preghiere e litanie. Gli fanno da contraltare le voci dei fedeli ucraini che accompagnano il sacerdote nell’ultimo addio alla piccola Taisiia.
«Non possiamo stare in silenzio per quello che è successo» ha aggiunto padre Vasyl Kulynyak: «È triste quando, come è accaduto a Cantorato (la contrada in cui è avvenuta la tragedia) una persona viene uccisa da un bullo che spaventava la zona. Bisognava fare prevenzione prima. Anche in Ucraina - sono state le parole forti di don Vasyl riferite alla guerra - noi soffriamo per un bullo e tutti sono stati in silenzio e ora ci fanno le condoglianze mentre la gente viene uccisa. Sono migliaia i morti. Bambini e adulti che sono sempre figli di qualcuno».
Durante la messa, celebrata in italiano e ucraino, il sacerdote ha ammonito: «Noi oggi chiediamo davanti a questa salma la pace. Non possiamo però stare silenziosi davanti a uno che fa male ad altri. Siamo tutti responsabili e come cristiani dobbiamo difendere i deboli, prevenire il male».
Dietro la piccola bara bianca ci sono i genitori di Taisiia, straziati ma composti che si tengono per mano. C'è il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, il prefetto Maria Carolina Ippolito, i vertici delle forze di polizia e poi la comunità ucraina che vive a Crotone e si è stretta intorno a questa famigliola così duramente colpita. La loro disperazione è rimarcata anche da don Vasyl, che è stato contattato anche dal consolato ucraino per portare conforto e dare sostegno a quelle persone: «E' tragico venire qui per salvare la loro bimba dai bombardamenti e dalla guerra e trovare un momento così triste. Una ferita così profonda si rimargina solo con la preghiera, con l’aiuto di Dio, con il sostegno delle altre persone, il sostegno di tutta la comunità cristiana». Il sacerdote ortodosso è duro quando si fa riferimento al diciottenne che ha investito la bimba, forse - sospettano gli inquirenti che ancora stanno indagando sulla vicenda - addirittura in modo deliberato: «A quel ragazzo cosa si può dire, uno che fa del male fa male a tutti. Dispiace che lui dopo aver fatto tutto questo sorrideva. Speriamo che capisca quello che ha fatto e chieda perdono a quei genitori e a tutti coloro i quali ha fatto del male fino a questo momento. Taisiia è già in paradiso, perché secondo l’insegnamento della Chiesa, sia cristiana che ortodossa, una bimba innocente ritorna al paradiso, dove non c'è dolore, malattia, sofferenza, ma una vita felice. E dal paradiso sta pregando per i suoi genitori ma anche per il mondo e la pace».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia