Un patrimonio storico di valore inestimabile in preda all’incuria e all’abbandono: così si presentano i principali siti archeologici di Vibo Valentia, inaccessibili al pubblico. Anche quest’anno, con la stagione estiva alle porte, l’area sacra del Cofino, le mura greche, il complesso termale romano di Sant’Aloe rischiano di rimanere chiusi, mancando anche le opportunità turistiche che si presentano.
Una storia fatta di pastoie burocratiche, di inefficienze e ritardi amministrativi, di mancato acume politico. Beni così preziosi, in altre dimensioni e spazi culturali, avrebbero fatto la fortuna dei posti che li avrebbero ospitati. Ma Vibo rappresenta un'eccezione, una realtà in cui si fa fatica a percepire la reale capacità di cambiamento di una città chiusa a guscio in sè stessa, vittima delle proprie ataviche incrostazioni. E allora, nonostante sia trascorso un anno da quando il Comune ha stabilito di affidare questi ed altri luoghi ad alcune associazioni del territorio, nulla è cambiato. Siti inaccessibili, cancelli chiusi: tutto bloccato, tutto fermo da anni, sebbene ciclicamente ed in maniera sporadica, grazie a lodevoli iniziative messe in campo da alcune associazioni, si sia provato a raggiungere un minimo di fruibilità.
C'è poi il caso delle Mura greche, il luogo più identitario di Vibo: cancello principale e accesso al sito posto poco prima del cimitero. Porta d'ingresso chiusa, salvo poi poter accedere dalla via secondaria d'accesso con tanto poi di cancello aperto. Ergo, chiunque può arrivarci ed entrare dentro come se nulla fosse.
Con Giuseppe Collia, archeologo e docente, abbiamo fatto un tour tra le aree archeologiche della città, documentando il degrado che incombe sui preziosi tesori che raccontano la nostra storia.
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