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Roccabernarda, il Consiglio comunale vicino all'ex sindaco Francesco Coco: aggredito da due 17enni

Una seduta del Consiglio Comunale urgente di Roccabernarda, stasera, nella sala gremitissima del Centro Polivalente in località Sterrato, per esprimere vicinanza e solidarietà a Francesco Coco, che la notte tra sabato e domenica scorsa è stato vittima di un violento pestaggio a sangue da parte di due giovani diciassettenni arrestati e sottoposti l’altro ieri alla custodia cautelare in un carcere minorile, su disposizione del Tribunale dei minorenni di Catanzaro.

Tentato omicidio pluriaggravato e violazione di domicilio sono le accuse che sono state contestate ai due giovani che, assistiti dall’avvocato Antonio Ierardi, erano comparsi davanti al giudice non rispondendo alle sue domande. I due, dopo avere aggredito ripetutamente Francesco Coco con un bastone di legno mentre scendeva dalla propria auto, una Fiat Punto rossa, nel giardino di casa in rione Giarre, si sono dati alla fuga attraverso la campagna circostante sbarazzandosi di alcune magliette intrise di sangue. Pronto, comunque, era stato l’intervento dei carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro e dei colleghi del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Crotone, i quali, già nel giro di qualche ora, hanno individuato i due giovani attraverso l’ausilio di alcune telecamere di sorveglianza presenti nella zona. Per questo, nell’immediatezza del fatto erano stati arrestati dai carabinieri e condotti nel Centro di prima accoglienza, cpa, del carcere minorile di Catanzaro.

L’altro ieri, l’amministrazione comunale ha promosso una cosiddetta “Marcia della legalità” con una folla veramente dilagante di persone arrivate anche dal comprensorio, che si è fermata poi davanti l’abitazione di Francesco Coco. Il sindaco Luigi Foresta ha detto che bisogna combattere questa sparuta minoranza di persone che cercano di infangare questo paese ospitale e laborioso. Alla fine, il commosso ringraziamento della moglie di Francesco Coco, signora Ivana, che ha raccomandato a tutti di fidarsi di quelli che lei ha chiamato “i miei carabinieri”, perché sono quelli che tutelano la nostra sicurezza.

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