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Catanzaro, la notte più lunga tra dolore e speranza

Grazie a un operaio del Comune e a un elettricista l’elisoccorso è atterrato allo stadio Ceravolo. L’eroismo di Vigili del fuoco e Carabinieri, l’acqua e le coperte fornite dalla Protezione civile

L’operaio, i giovani della comunità rom e poi i vigili del fuoco, i carabinieri, i medici, i volontari. Nella tragedia di via Caduti XVI marzo 1978 c’è anche l’esempio di tanti che per tutta la notte hanno lottato per tentare di salvare la famiglia Corasoniti dall’atroce destino.

I primi sono stati i ragazzi di quel quartiere da anni ritenuto il fortino della criminalità rom, piazza di spaccio per ogni tipo di sostanza stupefacente. Eppure davanti a quell’inferno in molti della comunità rom, raccontano diversi testimoni, sono stati tra i primi a intervenire a entrare nel palazzo in fiamme.

C’è poi l’operaio del Comune che ricevuta la telefonata intorno all’1.45 di notte si è precipitato a dare una mano. La priorità era aprire lo stadio per consentire l’atterraggio dell’elisoccorso. Assieme al capo di gabinetto Pasquale Squillace sono andati a svegliare un’elettricista per far accendere l’impianto di illuminazione del Ceravolo. Grazie a loro madre e figlia hanno potuto raggiungere l’elisoccorso dall’ospedale Pugliese in pochi minuti. E poi insieme al sindaco Nicola Fiorita sono tornati sul luogo del dramma.

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