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'Ndrangheta nel Vibonese e riciclaggio internazionale: 8 arresti e 3 misure interdittive I NOMI

Operazione stamani del ROS, con il supporto in fase esecutiva del Comando Provinciale Carabinieri di Vibo Valentia. E' stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, a carico di 11 indagati (in particolare 8 in carcere, di cui 1 in Ungheria, e 3 destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività
imprenditoriali o uffici direttivi di persone giuridiche)
a vario titolo per associazione di tipo mafioso (imputazione riguardante 4 soggetti), riciclaggio internazionale, trasferimento fraudolento di valori, truffa internazionale e altri reati, alcuni dei quali aggravati ex art. 416 bis 1 C.P. L’indagine - sviluppata in un articolato contesto di cooperazione internazionale di polizia e giudiziaria con autorità ungheresi, cipriote, francesi, danesi e britanniche e giudiziaria con il coordinamento di Eurojust - si è avvalsa inoltre della collaborazione dell’Unità di informazione finanziaria (UIF) della Banca d’Italia e del supporto finanziario dal progetto @ON.

I nomi degli 11 indagati

In carcere 

Giovanni Barone 53 anni nato a Roma residente a Milano
Basilio Caparrotta 61 anni di Sant’Onofrio
Basilio Caparrotta 51 anni di Sant’Onofrio
Gerardo Caparrotta 54 anni di Vibo Valentia
Giuseppe Fortuna 45 anni di Tropea residente a Filogaso
Giuseppe Fortuna 59 anni di Vibo Valentia
Gaetano Lo Schiavo 34 anni di Pizzo
Edina Margit Szilagyi 55 anni nata a Budapest

Divieto di esercitare la professione

Saverio Boragina 70 anni di Vibo Valentia
Annamaria Durante 46 anni nata a Vibo Valentia residente a Milano
Eva Erzsebet Szilagyi 53 anni di Budapest

L’operazione (Scott-Rinascita 3 Assocompari) costituisce, per l'appunto, la prosecuzione dell’indagine Scott-Rinascita, eseguita il 19.12.2019 dal ROS che - oltre a fornire ulteriore conferma dell’unitarietà della ‘ndrangheta, al cui interno le articolazioni territoriali (locali/‘ndrine) godono di un’ampia autonomia operativa, seppur nella comunanza delle regole e nel riconoscimento dell’autorità del crimine di Polsi (RC) - aveva consentito di ricostruire gli assetti della ‘ndrangheta presenti nel vibonese, attingendo 334 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, detenzione di armi, traffico di stupefacenti, truffe, turbativa d’asta, traffico di influenze e corruzione.

L’odierna indagine - corroborata da intercettazioni e propalazioni di diversi collaboratori di giustizia - ha documentato l’appartenenza all’articolazione territoriale di ‘ndrangheta attiva su Sant’Onofrio (VV) di quattro soggetti uno dei quali, per agevolare le attività di riciclaggio in favore della cosca, ha costituito una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota, fittiziamente intestate a terzi soggetti. In tale contesto è stato colpito da mandato d’arresto europeo un avvocato ungherese risultato intestatario del 50% delle quote societarie di una delle predette società. Sono state anche ricostruire le dinamiche sottese ad una truffa, consumata nel 2017 dall’articolazione mafiosa, a danno di investitori omaniti che hanno versato la somma di 1 milione di euro dietro la promessa di ottenere il 30% delle quote di una società cui era riconducibile un compendio immobiliare in Budapest. È stato eseguito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e società per un valore di circa 3 milioni di euro (il provvedimento ha riguardato 5 società immobiliari (4 delle quali sedenti a Budapest e una a Milano), 2 immobili a Pizzo (VV), uno yacht intestato a una società ungherese, 4 veicoli immatricolati in Italia nonché rapporti finanziari e conti correnti italiani e ungheresi).

L’esecuzione del mandato d’arresto europeo è stata garantita dal supporto della Direzione Centrale della Polizia Criminale - Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (progetto Ican), mentre il sequestro delle società e dei conti localizzati in Ungheria è coordinato da Eurojust e, nell’ambito del reciproco riconoscimento dei provvedimenti reali, si tradurrà in un congelamento di beni. Gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile.

L'inchiesta odierna nasce da un troncone della mega operazione Rinascita Scott

Nasce da un troncone di Rinascita Scott l’operazione odierna della Dda di Catanzaro che ha portato a scoprire un riciclaggio di denaro del clan Bonavota sino in Ungheria. Il blitz di Rinascita Scott scattò il 19 dicembre 2019 e vide complessivamente indagate quasi 400 persone. Nel troncone celebrato con rito abbreviato sono già arrivate 70 condanne (deve ancora essere celebrato il processo d’appello), mentre gli altri 325 imputati si trovano sotto processo dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. A giudizio ci sono i maggiori clan del Vibonese: Mancuso di Limbadi, Accorinti di Zungri, Bonavota di Sant'Onofrio, Lo Bianco, Pardea, Pugliese e Macrì di Vibo Valentia, Cracolici di Maierato, Bonavena di Pannaconi, Barbieri di Cessaniti. Fra gli imputati «eccellenti» anche l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, l’ex consigliere regionale del Pd, Pietro Giamborino, l’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, gli imprenditori Artusa e Ferrante. Il maxiprocesso potrebbe giungere a sentenza già prima dell’estate. In Tribunale stanno infatti deponendo i testi della difesa, avendo la pubblica accusa - Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Gratteri - terminato i propri testi. La requisitoria è prevista per il mese di aprile con l’alternanza dei pm Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso.

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