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Janò, il quartiere di Catanzaro che vive nella paura

A 13 anni dall’alluvione che causò una spaventosa frana ci sono famiglie che vivono ancora in case sottoposte a ordinanze di sgombero. Lavori realizzati a metà o mai effettuati, solo una centralina della Prociv controlla l’area

Janò, quando il nome dice tutto. In dialetto sarebbe “là no”, nel senso che è meglio non andarci o, come in questo caso, non costruirci e abitarci: la zona (nord di Catanzaro, fra Siano e Piterà) è da sempre interessata da una lingua di terra mobile che parte da Soverito e arriva fin quasi al fiume Alli. Janò è uno dei tanti quartieri del capoluogo in cui per tutto il secolo scorso sono state realizzate palazzine, abitazioni, senza alcuna regolamentazione. Da questo punto di vista non c’è alcuna eccezionalità: in periferia come in centro l’assenza di un piano regolatore ha permesso il proliferare dell’abusivismo “per necessità” poi sanato con condoni vari. È da un pezzo che questo genere di abusivismo è diventato status quo: la presenza di una scuola elementare, strade asfaltate (ma ridotte male) e tasse che arrivano puntuali (e puntualmente vengono pagate) ne sono la dimostrazione.
Janò è anche una trentina di famiglie che vivono da 13 anni in case sottoposte a ordinanze di sgombero perché qui, con l’alluvione dell’11 febbraio 2010, per miracolo non si è verificata una tragedia. Due anni da sfollati in albergo, poi il rientro sotto l’unico tetto che avevano. Esposti al rischio che si ripropone a ogni pioggia forte. I muri crepati e inclinati degli edifici, le vie che sembrano montagne russe, alcune case pericolanti e da abbattere, le fogne che confluiscono libere nei canali di scolo – intasati da rifiuti ed erbacce - delle acque meteoriche. Tutto dà l’idea di una precarietà pronta a esplodere.
Domani (ore 17:30) il sindaco Fiorita, il presidente del Consiglio comunale Bosco e (probabilmente) l’assessore ai Lavori pubblici Raffaele Scalise incontreranno i residenti in un’assemblea aperta nella scuola. La riunione è stata sollecitata da una petizione che gli stessi residenti hanno presentato a Palazzo De Nobili – tramite l’ex consigliere comunale Antonio Gigliotti e l’ex presidente della I circoscrizione Raffaele Rubino – per chiedere nuovi interventi in un’area abbandonata a sé stessa. Gigliotti e Franco Critelli, un o degli abitanti del quartiere, ci conducono nelle zone più problematiche.

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