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Naufragio migranti: a Crotone è il giorno della preghiera. Mons. Savino incontra l'imam Abul

Una preghiera interreligiosa spontanea. E’ quella a cui hanno dato vita, all’uscita dal Palamilone di Crotone dove sono state sistemate le bare dei migranti morti nel naufragio davanti alle coste di Steccato di Cutro, il vicepresidente della Cei mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Ionio e delegato Migrantes dei vescovi calabresi e un gruppo di cittadini di fede musulmani che vivono a Crotone e che si erano raccolti davanti all’edificio. Insieme a loro anche l'imam di una moschea di Crotone, Bashar Abul.  In mezzo a fiori, palloncini, peluche appesi alla cancellata del Palamilone e davanti alla struttura in queste ore ha sostato e sta sostando tanta gente desiderosa di rendere omaggio a quelle vittime innocenti scappate dai loro paesi per cercare una speranza di vita in Europa. Una processione continua di persone. Di crotonesi, calabresi, cittadini stranieri che vengono a portare fiori e pregare davanti ai cancelli del palazzetto dello sport.

Tra i mazzi di fiori anche quello dell’Amministrazione comunale di Catanzaro. Sono arrivati in tanti nonostante non si possa entrare perché la polizia scientifica sta eseguendo sui cadaveri i rilievi per poter procedere ad un riconoscimento. «Sono ancora morti senza nome» ha detto il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, che ha annunciato l’allestimento di una camera ardente appena verranno completate le operazioni della polizia. Fuori dal cancello è venuto anche Khalid, un giovane marocchino che stende verso la Mecca il suo giubbotto e inizia a pregare. Vive in Italia da sempre è arrivato con i genitori in modo regolare. «Dobbiamo capire - ha detto - che questi fratelli partono per la disperazione perché altrimenti quale genitore metterebbe i figli su una barca se non per disperazione? Se non capiamo questo siamo tutti morti». Alle 18, davanti al Palamilone, si terrà una fiaccolata indetta dalle associazioni del terzio settore.

 

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