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"Senza letti, lenzuola e al freddo": così vivono i migranti sopravvissuti di Cutro

"Come in mare ha prevalso la logica di polizia e difesa dei confini su quella del soccorso delle persone in pericolo, in terra prevale la logica del confinamento e della punizione di chi emigra sul rispetto dell'umanità. Ecco dove sono reclusi (illegalmente) i sopravvissuti al naufragio di Crotone. Donne uomini e bambini. Un hotspot improvvisato, una piccola Lampedusa anche per loro". Sono le parole di Alessandra Sciurba, docente universitaria-volontaria che da giorni si trova a Crotone dopo il drammatico naufragio di Steccato di Cutro che ha provocato, finora, 71 vittime.
La Sciurba ha denunciato sui social le condizioni in cui vivono i migranti sopravvissuti all'ennesima tragedia del mare:
"I superstiti delle famiglie spezzate di cui tutta Italia ha pianto la tragedia, sono reclusi in due capannoni antistanti al centro, due magazzini. Un hotspot improvvisato con la metà dei letti che servirebbero, gli altri dormono sulle panche. Donne e minori in mezzo agli uomini adulti. Il bagno in comune. Le pareti scrostate, nessun riscaldamento. Niente lenzuola. Niente scarpe chiuse. Nemmeno la possibilità, essendo confinati lì se non per poche uscite programmate e scortate, di restare accanto alle bare e ai parenti venuti qui a Crotone da lontano per identificare e piangere i morti. Ed è difficile rispondere mentre chiedono come potere superare le rigidità insensate delle leggi europee che gli vietano di seguire le salme dei loro cari nei casi in cui queste verranno portate in altri paesi UE dove si trovano familiari partiti prima di loro. Non dormite sogni tranquilli pensando che almeno ai sopravvissuti sia riservata una solidarietà vera, fatta di rispetto e diritti. Oltre alla verità e alla giustizia sulla morte delle loro famiglie, è loro negata adesso, in terra italiana, anche la dignità delle vittime".
Foto tratte dal profilo Facebook di Alessandra Sciurba

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