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Strongoli, ecco la "Scalinata della Legalità" in ricordo delle vittime di mafia

E’ stata inaugurata questa mattina a Strongoli, nel Crotonese, la «Scalinata della Legalità», realizzata dall’Amministrazione comunale, sulla quale sono stati incisi i nomi delle vittime innocenti delle mafie tra le quali anche due cittadini di Strongoli, Arturo Caputo e Ferdinando Chiarotti, uccisi rispettivamente nel luglio 1990 e nel febbraio 2000.

«A distanza di oltre 30 anni - ha detto l’assessore alla cultura e legalità nonchè vice sindaco, Giovanna Arrighi - è un dovere morale oltre che civile rendere il giusto onore a due cittadini che hanno perso la vita innocentemente per mano della mafia. La diffusione della cultura della legalità è tra i punti fondamentali delle Linee programmatiche dell’amministrazione comunale e questo evento rappresenta solo un tassello di un progetto di legalità e lotta alle mafie iniziato sin dal settembre 2020». Alla cerimonia di inaugurazione, alla quale hanno preso parte il sottosegretario agli Interni, Wanda Ferro e le più alte cariche militari e civili della Provincia, hanno partecipato moltissimi studenti. L’auspicio è che l’iniziativa possa far crescere nei giovani quegli ideali di legalità e amore per la giustizia, testimoniati dalle vittime innocenti delle mafie, per la costruzione di una società migliore, più equa e più giusta.

 

“L’inaugurazione della scalinata della legalità ha un valore importante: quello delle istituzioni che parlano ai più giovani e affermano una scelta di campo, quella della legalità e del contrasto alle logiche mafiose di violenza e di prevaricazione”. È quando ha affermato il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro. “Dico sempre che l’impegno dello Stato in tutte le sue articolazioni deve essere quello di promuovere la cultura della legalità, perché non basta combattere il male mafioso ma serve anche costruire gli anticorpi sociali. Questi anticorpi - aggiunge Wanda Ferro - sono l’istruzione, la cultura, il bello, più di tutto la dignità del lavoro, ma il più forte anticorpo è una presa di coscienza collettiva ed individuale, quella rivoluzione rappresentata dal rispetto delle regole, dal rispetto dell’altro, dal rifiuto delle scorciatoie, dalla assunzione di responsabilità da parte di ogni cittadino nelle piccole e grandi scelte di ogni giorno. Da parte dello Stato credo che il modo migliore per rendere omaggio alle vittime innocenti di mafia sia quello di dimostrare la capacità di tenere la barra dritta nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata.  Un’azione che il governo ha messo in campo fin dal suo insediamento con una linea di fermezza, a partire dalla difesa dei capisaldi della nostra legislazione antimafia come l’ergastolo ostativo e il carcere duro, dal sostegno alle forze dell’ordine, dal potenziamento degli apparati investigativi e di controllo del territorio, dall’impegno sul tema del riutilizzo a fini sociali ed istituzionali dei beni confiscati. Giornate come questa servono a fare comprendere soprattutto ai più giovani che la nostra libertà è frutto soprattutto del sacrificio di chi si è schierato dalla parte della legalità e della giustizia, di chi non si è voltato dall’altra parte, di chi ha subito sulla propria pelle la ferocia della mafia. Dobbiamo togliere alla mafia il consenso sociale: perché le organizzazioni criminali hanno capito da tempo che per fare affari bisogna lavorare sotto traccia, non suscitare allarme, fondersi con la realtà sociale, avere spesso la capacità di fare da welfare per le fasce di popolazione più in difficoltà, condividere percorsi affaristici con chi è in cerca di scorciatoie tra gli imprenditori, i professionisti, i politici, gli amministratori. E’ quella zona grigia che dobbiamo isolare e contrastare anche con manifestazioni come quella di oggi, che ci fanno ritrovare come comunità nel segno della legalità, della giustizia, della lotta alla mafia”.

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