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La Settimana Santa di Natuzza Evolo. Le stimmate, le sofferenze del Venerdì Santo. Le testimonianze

La settimana santa è il periodo in cui  Natuzza Evolo -  la mistica con le stimmate che tutti sperano di veder al più presto beata e di cui è in corso attualmente il processo per la sua canonizzazione -   ha rivissuto  per tanti anni  sul proprio corpo la passione del Signore: dalla crocifissione alla salita al calvario. Il fenomeno  pare abbia avuto inizio nel 1955 anche se Francesco Mesiano, uno dei primi biografi, nel suo volume “I fenomeni paranormali di Natuzza Evolo” colloca queste manifestazioni a partire dalla settimana santa del 1958.  Quanto accadeva a Paravati durante la settimana santa -  accadimenti ai quali sono stati dedicati decine di libri, molti dei quali tradotti in diverse lingue, migliaia di articoli e centinaia di trasmissioni televisive documentari in Italia e all’estero -   è noto da diversi lustri specie tra i  figli spirituali della mistica sparsi in ogni angolo del mondo, dove su invito di Natuzza, sono sorti negli anni numerosi cenacoli di preghiera dedicati al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime.  Nei giorni che precedevano la Pasqua, Fortunata Evolo cadeva a più riprese in uno stato di estasi e le stimmate si trasformavano a contatto con bende e fazzoletti in testi di preghiere in lingue diverse, ostie, ostensori, corone di spine e cuori. Le sofferenze raggiungevano il loro culmine nella giornata di Venerdì santo tra mezzogiorno e le 14,30 con la flagellazione e le frequenti crisi respiratorie strettamente legate all’agonia di Cristo sulla Croce. Solo nell’ultimo anno di vita sul suo corpo non si sono aperte le ferite e le sofferenze sono state meno dolorose degli anni precedenti. Durante queste ore terribili alla mistica appariva – come lei stessa ha più volte raccontati - più volte Gesù  il quale la invitava a soffrire per i peccatori ma davanti ai suoi occhi si presentava  anche il diavolo, un giovane di bell’aspetto, dall’età di circa 20/30 anni, ben vestito, che tentava in tutti i modi di dissuaderla dal suo sacrificio e di pensare piuttosto alla sua famiglia. Dal maligno Fortunata Evolo riceveva anche minacce di ogni genere che non facevano altro che aumentare il suo calvario. Le sofferenze di Natuzza finivano con uno svenimento, dal quale dopo qualche minuto si riprendeva, durante il pomeriggio della stessa giornata.

IL VENERDI SANTO ACCANTO A MAMMA NATUZZA

Per anni numerosi medici, tra cui suo figlio Franco, scienziati e uomini di chiesa hanno trascorso il giorno più critico, ovvero il Venerdì santo, accanto a lei per tentare di alleviarne le  sofferenze, ma anche per tentare di comprendere il mistero di una vita straordinaria vissuta sotto il segno dell’umiltà, della carità e della fede. Tra questi figura il medico Francesco Accinni dalla cui testimonianza, che si riferisce al Venerdì santo del 1992 emerge lo stato di profonda sofferenza di   mamma Natuzza in quei momenti. “Alle 13 e 50 la situazione è precipitata. Natuzza -  afferma Accinni -  si è portata ripetutamente le mani sul costato, dalla parte sinistra. Poi, ad un tratto, si è inarcata sulla schiena toccandosi forte sul petto. Ha lanciato un urlo più forte e si sono viste le gambe distendendosi, irrigidirsi e accavallarsi all’altezza dei piedi. Le braccia si sono sistemate ad angolo retto, con i palmi rivolti verso l’alto. Il corpo di Natuzza - si ricava ancora dalla testimonianza del medico, riporta in più di un volume -  è diventato come un sasso, rigido in posizione di crocifissione. In quei tremendi minuti io sentivo come se il cuore mi venisse strappato dal petto, ci trovavamo di fronte a una persona morta crocifissa dopo essere stata flagellata e aver sofferto tutte le pene di Gesù sul calvario”. Una testimonianza forte e chiara.

IL PARERE DI MEDICI E SCIENZIATI

Ma oltre a quello di Francesco Accinni sono stati diversi nel corso degli anni anche i pareri offerti da altri medici che sono stati vicini a Natuzza nei momenti più critici del Venerdì santo. Fasi in cui le gocce di sangue uscite dal corpo della mistica in più di un’occasione hanno anche disegnato delle croci o scritte del tipo “Venite ad me omnes”. Pareri medici che confrontandoli “sono quasi tutti concordi nell’escludere - afferma uno dei biografi di Fortunata Evolo, Valerio Marinelli, scienziato, ingegnere nucleare e docente universitario emerito dell’Università della Calabria - qualunque tipo di patologia quale causa dei fenomeni e delle sofferenze di Natuzza”, riscontrandone nello stesso tempo “la loro autenticità ed incomprensibilità dal punto di vista medico-scientifico”. Riguardo più in generale alle emografie  va detto che per anni sono stati oggetto di studi approfonditi.

Uno di questi studi venne effettuato   nel marzo del 1979 dal prof. Francesco Aragona, docente di medicina legale all'ateneo di Messina  che effettuò  un esame scientifico su tre reperti emografati di Fortunata Evolo che erano stati confrontati con una provetta di sangue della  mistica. Il responso del prof. Francesco Aragona fu che il gruppo sanguigno era uguale a quello di Mamma Natuzza. Veniva, quindi, escluso in maniera netta che le emografie potessero essere state artificiosamente dipinte con sangue animale o con altro”. Un altro parere più che autorevole è   quello di Ciro Di Nunzio, genetista forense napoletano, un nome noto nel campo dello studio del Dna, chiamato  qualche anno fa  ad esprimersi in merito. La storia con protagonista lo scienziato partenopeo è  stata  riportata dal settimanale delle Edizioni Paoline  “Famiglia Cristiana”. Una storia iniziata nel momento in cui il professore Franco Frontera di Catanzaro, che è stato per diversi anni uno dei medici della mistica di Paravati, si premurò  di consegnare alcuni fazzoletti, cuscini e  federe proprio a Di Nunzio  affinchè  accertasse se le macchie riproducenti alcuni simboli religiosi fossero di sangue umano e se le stesse fossero effettivamente di Fortunata Evolo. “Frontera aveva conservato  -  racconta Ciro Di Nunzio -   questi cuscini e me li ha forniti per farli analizzare. Mi ha dato poi una federa con una traccia ematica di sicura pertinenza di Natuzza perché mi ha contestualizzato il momento in cui si è formata la macchia. Sulla federa, tra l’altro, non si osservava nessun simbolo particolare. Io ho classificato questa federa come reperto di riferimento. In breve: ho prelevato il frammento di tessuto con la macchia rossa dalla federa e con le analisi ho dimostrato che sulla federa di riferimento vi era sangue umano. Ho fatto la stessa operazione con le macchie presenti sulle altre federe e anche in questo caso ho dimostrato che quel materiale era costituito da sangue umano. Attraverso l’analisi del Dna - osserva il genetista forense - ho ottenuto poi un profilo genetico dalla federa di riferimento e l’ho comparato con quello ottenuto dalle macchie presenti sulle altre federe, macchie raffiguranti varie immagini a sfondo religioso. Ho dimostrato che in entrambi i casi si trattava di sangue umano e che i due profili genetici erano di una donna ed erano identici, riconducibili quindi alla stessa persona”. Successivamente l’esperto   ha chiesto ai figli  di Mamma Natuzza  di sottoporsi a un prelievo per l’esame del Dna. Esame che ha consentito di accertare senza ombra di dubbio che il sangue presente sui fazzoletti e sulle federe esaminate era della Serva di Dio.Ma al di là dei risultati dell’esame delle macchie di sangue, sulla cui autenticità il popolo di Natuzza non ha mai nutrito dubbi di sorta questo esame dei cuscini ha fatto emergere in maniera chiara  quanto abbia inciso nella vita del prof.  Ciro Di Nunzio la figura straordinaria e dirompente di Natuzza Evolo. “Non tutto - afferma il noto esperto del Dna -  può essere spiegato scientificamente, alcune cose non possono essere ricostruite razionalmente né dimostrate. Qualcosa è successo nella mia vita, è come se avessi raggiunto un equilibrio totale tra la vita terrena e quello che probabilmente troveremo dopo la morte: il passaggio non mi spaventa più”.

LA TESTIMONIANZA DEL VESCOVO EMERITO LUIGI RENZO 

Ma torniamo a chi ha assistito direttamente al martirio di Natuzza durante la Settimana santa. Il racconto del vescovo emerito della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Luigi Renzo,  oggi scrittore particolarmente impegnato con all’attivo numerosi volumi di successo dedicati alla chiesa e ad alcune delle figure più significative del mondo cattolico. Renzo nel 2008, fresco di nomina alla guida della chiesa dell’ex capitale normanna, ebbe modo di toccare con mano il grande mistero di Paravati.. “Poco prima di mezzogiorno del Venerdì santo di quell’anno -  afferma il presule - don Pasquale Barone venne ad invitarmi da Natuzza.  Non immaginavo minimamente la scena a cui stavo per partecipare. Trovai nella stanza don Giovanni D’Ercole, non ancora vescovo e che conoscevo un po’ a distanza, insieme a don Michele, a don Maurizio Macrì e pochi altri intimi. Trovai Natuzza in uno stato terrificante. Soffriva e vibrava contorcendosi nel letto. Non parlava. Non aveva coscienza delle persone -  ricorda il vescovo emerito - che c’eravamo. Pregava drammaticamente ed era assorta solo nel dialogare con Gesù come fosse sulla Croce. Assorta diceva parole per noi incomprensibili che lasciavano trasparire l’intenso dialogo amoroso tra lei e Gesù. Stava vivendo - afferma monsignor Luigi Renzo -  sulla propria carne proprio le sofferenze di Gesù sulla Croce il Venerdì Santo. La cosa durò a lungo. I presenti ci unimmo in preghiera quasi elettrizzati per quello che accadeva davanti a noi”.     Un vero e proprio martirio che Natuzza ha vissuto per anni sul proprio corpo “per la salvezza delle anime”, aiutata dalla forza della Fede che ha sempre accompagnato il suo cammino.

LE STIMMATE ESAMINATE NEL 1975  DA UN PRIMARIO

Nel 1975 Raffaele Basso nella sua qualità di primario del reparto chirurgico dell’ospedale di Catanzaro  ebbe modo di esaminare le stigmate di Natuzza. “In presenza mia e di mia moglie, Natuzza - si legge nella sua testimonianza -  si applicò sul polso, annodandovelo, un fazzolettino di proprietà di mia moglie. Alcuni minuti dopo lo distaccò dalla ferita e ce lo consegnò. Sul fazzolettino si erano formati il disegno di un’ostia con la scritta IHS all’interno, la figura della Madonna con il rosario, la scritta “preghiera”, il disegno di una corona di spine e di un cuore trafitto da una croce. Durante il periodo nel quale lo tenne al polso, Natuzza rimase sempre alla presenza mia e di mia moglie, e di conseguenza garantisco l’autenticità del fenomeno”.

LE EMOGRAFIE USCITE SOTTO GLI OCCHI DI DON PASQUALE BARONE

Ma qual è il parere nello specifico delle emografie di  don Pasquale Barone, già parroco di Paravati,i che è stato uno dei  padri spirituali della mistica. “Tante emografie  -  risponde  l’ex parroco di Paravati  -   sono uscite sotto i miei occhi. Questo fenomeno fino ad oggi particolarità esclusiva di Natuzza Evolo sfugge completamente al controllo della sua volontà e va considerato nel quadro della teologia dei segni d discernere, seguendo l’indicazione del Concilio Vaticano II. In questo caso un giorno - sostiene don Barone - sarà necessario rivolgere un appello ai vari possessori di dette emografie, perché favoriscano la raccolta di una ricca documentazione fotografica intorno a questo fenomeno”. Per don Pasquale Barone tutto questo sarà materiale prezioso e utile ai teologi per fare il punto sulla spiritualità di Natuzza Evolo, una umile donna incapace di esprimersi con i mezzi comuni a disposizione degli “istruiti” perché “analfabeta”.

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