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La Pasqua a Vibo, il rito dei "sepolcri" (ri)unisce la comunità FOTO

Anche quest'anno a Vibo si sta celebrando il rito dei "sepolcri". Una tradizione antichissima alla quale i vibonesi non rinunciano: e sono tanti coloro che, arrivati dal Nord-Italia per le vacanze di Pasqua, si sono dati appuntamento nel centro storico della città per partecipare alle messe del giovedì santo con la lavanda dei piedi.

Si è aperto così il triduo pasquale che domani vedrà la processione di Cristo morto e che culminerà sabato sera con la veglia pasquale.

Tornando al rito dei "sepolcri", si tratta di un momento di profonda riflessione da parte dei fedeli in cui si commemorano i misteri della passione, morte e risurrezione di Cristo. Fede e devozione si incontrano nell’adorazione dell’Eucarestia, consacrata e conservata nell’altare allestito.

L’altare della reposizione è il punto nel quale, a conclusione della messa vespertina del giovedì santo, in cui si celebra la cena del Signore (in coena domini), viene conservata, secondo la liturgia cattolica, l’eucarestia. La liturgia, infatti, vuole che l’eucarestia del giovedì sia riposta in un altare diverso da quello abituale. L’eucarestia benedetta viene quindi conservata in un’urna (repositorio), addobbata in modo solenne con fiori e piante.

Nel Sud Italia e in Calabria la visita, per tradizione, ha assunto il nome di “sepolcro”. I fedeli il giorno del giovedì santo visitano le chiese della città, in numero rigorosamente dispari. Cinque o sette, minimo tre, da tradizione ma non secondo dottrina, devono essere le visite: cinque come le piaghe di Cristo oppure sette come i dolori della Madonna.

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