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Vibo, processo Costa Pulita: la Corte d’Appello riduce le condanne per 22 imputati

Il processo di secondo grado per l’inchiesta sulle infiltrazioni dei clan nel turismo. Tra le 7 persone assolte figura anche il boss Cosmo Mancuso

Sconti di pena, sette assoluzioni e un non doversi procedere per intervenuta prescrizione che ha riguardato l’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia Andrea Niglia che in primo grado era stato condannato a due anni. Questa la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello di Catanzaro nei confronti di 30 persone coinvolte nell’inchiesta Costa Pulita e giudicati in primo grado con rito abbreviato. Scattata nell’aprile del 2016 l’operazione “Costa pulita” ha fatto luce sugli interessi della ’ndrangheta nel settore del turismo. Un business controllato dai Mancuso di Limbadi e dalle ’ndrine satelliti, ovvero gli Accorinti e i Melluso di Briatico, Il Grande di Parghelia e i La Rosa di Tropea. Associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e sostanze esplodenti i reati, a vario titolo, contestati.
Questa la sentenza emessa ieri dalla Corte di appello di Catanzaro, presidente Fabrizio Cosentino a latere Caterina Capitò e Carlo Fontanazza: Antonino Accorinti, condannato a 12 anni di reclusione (in primo grado 14 anni e 8 mesi); 8 anni per il figlio Antonio Accorinti (in primo grado 12 anni di reclusione); Sergio Bagnato, 3 anni, 1 mese e dieci giorni di reclusione (in primo grado 4 anni); Nazzareno Colace, 3 anni e 600 euro di multa (in primo grado 14 anni); per Giuseppe Granato, imprenditore di Briatico, 6 anni e 8 mesi, (in primo grado 8 anni); Francesco Grillo, 3 anni, 4 mesi e 800 euro di multa (in primo grado 8 anni); Carmine Il Grande, considerato a capo dell’omonimo clan di Parghelia, 8 anni, 8 mesi di reclusione e 1334 euro di multa (in primo grado 10 anni); Ferdinando Il Grande, di Parghelia, 6 anni (in primo grado 8 anni); Gerardo La Rosa, di Parghelia 6 anni e 4 mesi di reclusione (in primo grado 8 anni); Giancarlo Lo Iacono, di Zambrone, 7 anni di reclusione (in primo grado 8 anni); Emanuele Melluso, di Briatico, 6 anni e 10 mesi, (in primo grado 8 anni e 8 mesi); Leonardo Francesco Melluso 6 anni di reclusione (in primo grado 10 anni); Simone Melluso, di Briatico, 7 anni di reclusione (in primo grado 8 anni e 8 mesi); Salvatore Muggeri 4 anni e 8 mesi (in primo grado 7 anni); Salvatore Muzzupappa, di Nicotera 3 anni, 1 mese e 10 giorni di reclusione (in primo grado 6 anni); Francesco Prestia, 1 anno e 4 mesi; Pasquale Prossomariti, di Santa Domenica di Ricadi, 7 anni di reclusione (in primo grado 7 anni e 4 mesi); Salvatore Prostamo, di Briatico, 5 anni, 1 mese e dieci giorni (in primo grado 8 anni); Giovanni Rizzo, di Nicotera Marina, 3 anni, 1 mese e dieci giorni di reclusione, (in primo grado 8 anni); Carlo Russo, di Zambrone, 7 anni di reclusione, (in primo grado 8 anni); Davide Surace di Spilinga, 3 anni di reclusione (in primo grado 4 anni e 8 mesi); Federico Surace di Spilinga, 3 anni di reclusione (in primo grado 4 anni e 8 mesi). I giudici hanno invece assolto Giuseppe Evalto; Francesca Galea, di Siderno; Giancarlo Lo Bianco; Felice Lo Iacono; Cosmo Michele Mancuso boss di Limbadi; Francesco Marchese ed Eugenya Umyarova dell’Uzbekistan.

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