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Scuola, le case parlanti prendono forma grazie agli studenti del Crotonese

Tre comunità che si incontrano come un’unica grande “gjitonja”, il vicinato di un paese. San Nicola dell’Alto e Pallagorio si incontrano a Carfizzi. Le tre comunità albanofone dell’Alto Crotonese, rappresentate dai bambini delle Scuole Primarie e dell’Infanzia, già unite da un forte legame culturale, hanno suggellato la loro “amicizia” con un rito antichissimo di comparatico. Il battesimo delle bambole che si svolgeva il 24 giugno, giorno dedicato a San Giovanni Battista. “Pupugheji”, un pupazzo composto di erba profumata, la menta poleggio, vestito con le antiche fasce per neonati “fasqet” e il viso coperto da garofani rossi, capace di dar vita a un rapporto indissolubile tra due persone che diventavano compari o comari. Si affidava la propria amicizia al Santo, da qui il carattere sacro del vincolo che rimane valido fino alla morte.

Il pupazzo realizzato dagli studenti di Pallagorio

“Pupugheji” è stato realizzato dalla scuola di Pallagorio. A fare da cornice a questo incontro l’antica chiesetta di Sant’Antonio, con i suoi muri bianchi, le finestrelle decorate con immagini che raccontano la vita del Santo e il bosco di un verde acceso che circonda e abbraccia la piazzetta antistante. Qui è stata ricreata una “gjitonja” in miniatura. Casette costruite dai bambini della scuola di Carfizzi, con l’aiuto dei genitori usando materiale di recupero. “Shtëpit Rrëfienjin”, le case parlanti. Case vuote che raccontano di ricordi e di persone che le hanno abitate. Narrano dei riti del Natale e dei matrimoni. Preparativi gioiosi che hanno un forte potere evocativo attraverso i profumi, le filastrocche e i canti. “Oggi queste case vogliono parlare e farci riappropriare della nostra identità culturale, salvaguardare e tutelare la nostra lingua – afferma l’insegnante Marianna Leonetti, responsabile della scuola di Carfizzi - Perché un popolo senza memoria storica è come un albero senza radici”.

La suggestiva rievocazione

La manifestazione si è conclusa con la rievocazione del fidanzamento arbëreshë. Due giovani fidanzati che hanno indossato gli abiti della tradizione, soprattutto la “coha” il vestito femminile riccamente decorato. Momento molto suggestivo è stata la vestizione della futura sposa con gli antichi gioielli finemente lavorati in filigrana e perline. La cerimonia si è conclusa con la “Vallja” finale, una danza corale che accompagnava i festeggiamenti. Questo momento è stato curato dalla Scuola di San Nicola dell’Alto. La manifestazione è stata, fortemente, voluta da Antonio Santoro, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Verzino, accompagnato dalla vicepreside Clementina Levato. «Dopo tanto tempo, finalmente, ci siamo ripresi la possibilità di stare insieme di fare comunità – dichiara il dirigente - Questa è storia, tradizione e cultura. Dobbiamo avere radici salde nel terreno e forti che possano innalzarsi verso il cielo e andare oltre».  Il sindaco di Carfizzi, Mario Antonio Amato, ha espresso soddisfazione per la manifestazione sottolineandone l’importanza culturale. Ha salutato e ringraziato i presenti, soprattutto tutta la sua comunità che ha collaborato per la realizzazione di questo progetto. Un ringraziamento particolare a don Franco Scalise, parroco della comunità, per la sua disponibilità.

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