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L'artista catanzarese Sirelli e la creatività per opporsi al linfoma non Hodgkin

Ha affrontato la grave malattia affidandosi ai medici del Policlinico di Germaneto

Artista sensibile, originale e poliedrico, Massimo Sirelli, 41 anni, catanzarese, vive della sua straordinaria creatività. Una vita consacrata all’arte, sconvolta da un giorno all’altro dalla diagnosi di un tumore particolarmente aggressivo: linfoma non Hodgkin. Una diagnosi che sembrava una sentenza di morte, ma che Sirelli ha affrontato con grande coraggio, aggrappandosi all’arte per trovare forza e motivazione per lottare. Ma non solo, a dargli fiducia l’équipe del professore Marco Rossi che opera al Policlinico di Germaneto, che lo ha preso in cura sin dall’inizio del percorso e lo ha accompagnato per i due anni di terapia. Sirelli è testimone di quanto la ricerca contro il cancro abbia consentito negli ultimi anni di fare passi da gigante, nel rendere le patologie tumorali sempre più curabili. Progressi che infondono ottimismo e fiducia nella ricerca e nella scienza.

Partiamo dalla malattia, come se n'è accorto?

«Me ne sono accorto ad agosto del 2020. Ero in piena salute ma notavo uno strano rigonfiamento sul collo. Pensavo a qualcosa di banale… un raffreddore, un’infiammazione di qualche tipo. E invece la diagnosi che arrivò quasi due mesi dopo non lasciò dubbi: linfoma non Hodgkin».

Dove ha ricevuto la diagnosi?

«Sono stato seguito al Policlinico di Germaneto a Catanzaro dal professore Marco Rossi».

Io so che lei si trovava a Torino e ha deciso di farsi curare in Calabria a Catanzaro, nella sua città. Perché?

«Perché credo che la Calabria abbia tanto da dare. I nostri medici sono eccellenze che splendono nel mondo. Perché allora non dar loro fiducia? E poi il percorso di cura che ho seguito prevedeva l’ospedalizzazione pertanto avevo bisogno del supporto della mia famiglia che è stata fondamentale. Affrontare un percorso come questo da solo credo sia insostenibile. Il sostegno degli affetti più cari alimenta speranze e ottimismo. Io, inoltre, ho avuto la fortuna di avere vicino tutte le persone che seguono i miei canali social e mi sono sentito meno solo in questa sfida».

Come è stato seguito? Ci può raccontare la sua esperienza?

«Germaneto è un polo di ricerca. Ho incontrato professionisti veri, appassionati e soprattutto umani. Medici come il professor Tassone, il professor Rossi, la dottoressa Lucia Fiorillo e i loro collaboratori e specializzandi hanno davvero fatto la differenza. Mi hanno seguito con cura e attenzione. Non mi sono mai sentito un paziente. Loro mi chiamavano per nome e per mano mi hanno condotto per ogni ciclo di chemio».

Lei è un artista. Come è stata la sua vita nei due anni in cui ha convissuto con la malattia?

«La mia creatività è stato lo scoglio su cui aggrapparmi durante la tempesta più forte della mia vita. Trasformavo la stanza dell’ospedale in un laboratorio. Portavo con me materiale da disegno, pennarelli e carta, computer e tavoletta grafica. Non mi sono mai fermato. Durante questi lunghi periodi di stop ho continuato a produrre opere e realizzare progetti anche importanti. Dal mio letto d’ospedale ho scritto e diretto il video per gli Zero Assoluto “Astronave” che fece tantissime visualizzazioni e vinse un premio importante ai Roma Video Clip Adwards 2021. Ho spedito opere in tutto il mondo. Nonostante tutto… tutto bene».

Quanto è importante la ricerca per sconfiggere il cancro?

«Il team del professore Tassone, in cui lavorava anche il professore Marco Rossi, è sostenuto da Airc. La ricerca è importante. Io sicuramente sono il risultato di chi ha sostenuto la ricerca negli anni passati e continuare a sostenere la ricerca salverà la vita a chi lotterà domani. Ho sempre sostenuto la ricerca, lo facevo prima ancora di toccare con mano la malattia e oggi che ci sono passato cerco in tutti i modi di essere di aiuto per sensibilizzare questo ancora troppo poco sentito dalla maggior parte della popolazione».

Adesso che è fuori dalla malattia, ha un messaggio che sente di trasmettere agli altri?

«Adesso sono sotto controllo e se Dio vuole sono fuori dalla malattia… un po’ il timore c’è sempre. Quello che vorrei dire a tutti è di sostenere la ricerca Airc in tutte le occasioni possibili. A chi come me sta lottando dico di non perdere mai il sorriso e di affrontare ogni ostacolo con forza e determinazione».

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