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La scure legislativa minaccia gli Lsu di Pizzo

La mancata ripartizione delle risorse economiche tra Governo e Regione mette a rischio la stabilizzazione dei lavoratori

Sono esasperati e pronti a dare battaglia i 42 Lsu di Pizzo la cui serenità economica è minacciata da una scure legislativa. Soprattutto perché rischiano di perdere il posto di lavoro. Sembra oramai una maledizione: ogni anno in questo periodo vivono sospesi nella loro condizione di precari, nella speranza che ogni anno sia quello utile per elevare il loro status di lavoratori. La tanto attesa stabilizzazione è ferma ad un tiro di schioppo ma, puntualmente, ogni volta manca l’ultimo tassello. Questa volta, a “pregiudicare” la loro stabilizzazione c’è la mancata ripartizione delle risorse economiche tra Governo e Regione, attività a completo appannaggio del Ministero. Giovedì pomeriggio presso la sala consiliare, gli Lsu si sono confrontati con le sigle sindacali e la terna commissariale. Ancora non c’è alcuna determina di stabilizzazione e le deroghe per le assunzioni scadono il prossimo 31 dicembre. Ci potrebbe essere una proroga per gli adempimenti sino a marzo ma, ancora nulla di ufficiale. Intanto, il commissario Antonio Reppucci resta in contatto anche con altri Comuni nelle medesime condizioni di dissesto. Per scongiurare ogni rischio, hanno valutato che entro la fine dell’anno il Comune possa “congelare” la situazione: iscriversi sulla piattaforma che gestisce le prove d’esame ed indire le prove selettive per i lavoratori che afferiscono alle categorie A e B, nonché per il concorso della categoria C. La soluzione prospettata è che dunque da Palazzo San Giorgio venga emanata una delibera di stabilizzazione con la condizione che l’assunzione avvenga solo quando arrivino i fondi regionali e ministeriali. Una determina, insomma, che cristallizzi la situazione in attesa che il Cospel, con l’inizio del nuovo anno, possa poi valutare il prosieguo. Un modo per guadagnare tempo e non restare passivi in attesa di un incognito futuro che già pesa sui questi lavoratori precari che da oltre 25 anni sono “ostaggio” di un sistema perverso che non tiene conto della loro dignità e né tantomeno dei loro diritti. Dopo aver offerto le loro prestazioni senza veder riconosciuti i diritti previsti dal Contratto nazionale del lavoro, ora potrebbero essere accompagnati alla porta. Famiglie monoreddito che hanno sacrificato anni importanti della loro vita e che presso l’ente napitino hanno dato un contributo significativo; fondamentali nello svolgimento dell’attività amministrativa di Palazzo San Giorgio. Validi supporti agli impiegati comunali che sono appena 22 unità. Il Comune è in dissesto dal 2017 e non può indire concorsi o fare assunzioni e la pianta organica si sta riducendo sempre più, visto che alle pensioni non vi sono stati avvicendamenti.

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