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Catanzaro, solo 650 i "fortunati" che hanno assistito al concerto di Vinicio Capossela

Sono stati circa 650 i “fortunati” che sono riusciti a prenotare il biglietto gratuito per assistere al concerto di Vinicio Capossela che si è tenuto stasera (28 dicembre 2022) nella basilica dell’immacolata di Catanzaro nell’ambito della rassegna "A farla amare comincia tu", affidata alla direzione artistica di Antonio Pascuzzo. In totale le richieste per assistere al concerto sarebbero state oltre 15mila. Oratorio dei folli e santi innocenti” è il titolo scelto da Capossela per lo spettacolo pensato per la città di Catanzaro.

«Con il termine di “Feste dei Folli” - spiega Capossela - si designa un insieme di celebrazioni che si svolgevano nei giorni successivi al Natale (come Santo Stefano, il 26 Dicembre, San Giovanni Apostolo, il 27 Dicembre, o i Santi Innocenti, il 28 Dicembre), a carattere burlesco e canzonatorio, che si configuravano come una vera e propria anticipazione del periodo carnevalesco. Il periodo che va da Natale all’Epifania era conosciuto un tempo come i “Dodici Giorni” e aveva la funzione di raccordare il ciclo del calendario lunare con quello solare. Tale periodo assumeva quindi il carattere di una sorta di “tempo sospeso”, di “periodo fuori dal tempo”. Era in questo periodo che le Feste dei Folli avevano luogo, con una serie di costumi che segnalavano il temporaneo ribaltamento dell’ordine sociale, la sospensione delle norme e delle gerarchie che reggevano la struttura della comunità. I giovani chierici eleggevano uno dei loro compagni al ruolo di “vescovo” o di “re”, in analogia forse con il “Re dei Saturnali” del periodo romano. In questo modo il disordine e la Follia si impadronivano delle chiese, e la stessa liturgia cristiana veniva trasformata dalla presenza di pratiche e credenze di origine pre-cristiana. Per l'uomo medievale le credenze ereditate dall'antichità si fondevano senza soluzione di continuità con la religiosità cristiana. Vari concili e documenti ecclesiastici del Quattro-Cinquecento deplorano questi costumi e citano gli “spettacoli ridicoli, con maschere, armi e tamburelli e altre cose indecenti che si fanno in quelle chiese”. Nel 1444 l’Università di Parigi decreta che “le feste dei suddiaconi, o dei folli, erano un residuo del paganesimo, una corruzione condannabile e perniciosa, che tendeva al disprezzo visibile di Dio, degli uffici divini e della dignità episcopale” (Heers 1983, p. 181).  Il 28 Dicembre, giorno dei Santi Innocenti, in molti paesi ispanoparlanti è ancora oggi il giorno delle burle e del sovvertimento dell’ordine. Una antica tradizione che parte dai Saturnali romani ne faceva nel medioevo, il giorno della Festa dei folli, o festa asinaria. L’asino si introduceva in chiesa e veniva fatto re, e il bambino che gli stava in groppa proclamato Vescovo. Musica e baccanale accompagnavano questa specie di anticipazione del carnevale, in tempo di Natale. Così faremo noi onorando l’invito del festival “A Farla Amare comincia tu” nella Chiesa dell’Immacolata, con questo concerto inedito che vedrà oltre alla presenza di insigni musicisti di musica antica quali Giovannangelo De Gennaro alla voce, viella, bombarda, aulofoni e zampogna, Raffele Tiseo al violino e viola d’amore, Vincenzo Vasi alle diavolerie elettromagnetiche e tamburo, Andrea Lamacchia al contrabbasso, anche la presenza dei Totarella (Paolo Napoli, Saverio Marino e Rocco Adduci), che porteranno in chiesa la grande tradizione del Pollino a mezzo di quell’antico strumento che è la zampogna. Dicono i pastori del vallo di Diano, che quando il Patraterno e il Diavolo si affrontarono, il primo si prese la zampogna e il secondo il tamburo. Noi li porteremo entrambi in chiesa in una data che rimanda a una ritualità antica, in quel non-tempo che era chiamato delle “dodici notti”, tempo di prodigi, di sospensione dell’ordine temporale e della divisione tra uomo e animale, tra vivi e morti. Il repertorio offerto, e quindi “offertorio”, sarà scelto tra quei brani più adatti al passaggio di stato e di tempo. E che la Follia che dilaga sulla terra, (e ne fa un mondo al rovescio), per una sera, abbia la sana voce dell’infanzia del mondo, che è in fondo il fascino ultimo del Natale».

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