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Catanzaro, donne resilienti raccontano il loro 8 marzo

Ecco dieci catanzaresi che si sono fatte spazio nel campo della cultura, del sociale e delle professioni

Non deve esistere un giorno specifico nel quale celebrare le donne. Ma l'8 marzo esiste e abbiamo pensato di dare la parola a quelle catanzaresi o, comunque, legate al capoluogo, che si sono fatte strada tra complicazioni e pregiudizi e possono essere un esempio positivo per le nuove generazioni.
«A 26 anni ero un giovane medico in attesa del primo figlio - racconta Caterina De Filippo, direttore sanitario di presidio della Aou “Mater Domini”, componente dell'unità di crisi regionale Covid-19 - e frequentavo la mia seconda scuola di specializzazione. Ho continuato a lavorare e a viaggiare per studiare, pur con le difficoltà legate alla gravidanza. Alle giovani donne voglio dare il consiglio che mi diedero i miei genitori: focalizzate tutte le vostre energie sulla formazione, solo la competenza è in grado di abbattere le differenze di genere».
«Non saprei da dove cominciare - afferma Simona Albano, manager della società Siarc - per raccontare i miei momenti di difficoltà personale e lavorativa. Per me è sempre stata importante la frase “ce la posso fare”. E, finora, bene o male ce l'ho fatta».
I momenti difficili per l'attrice Anna Maria De Luca sono stati tanti: «Il peggiore è stato quando è venuto a mancare il mio compagno Pino Michienzi e mi sono ritrovata da sola a gestire tante situazioni. Ogni volta che mi alzo la mattina e sono felice di poter fare il mio mestiere, mi dico “ce l'ho fatta”. Donne, non abbandonate i vostri sogni, siate obiettive e libere il più possibile». «Oggi - dichiara Marisa Fagà, coordinatrice per il Sud dell'Ande - posso dire a me stessa “ce l’hai fatta ad armonizzare gli impegni nel sociale con quelli familiari”. Mi procura un profondo malessere la consapevolezza che la condizione delle donne sia migliorata solo in piccole dosi. Alle giovani suggerisco di essere coraggiose. Non mollate mail. Il sapere pianifica i sentieri accidentati ed è decisivo per la vittoria».
«Spesso accade - spiega Chiara Giordano, direttore artistico di Armonie d'Arte Festival - che mi dicano “grazie per quello che organizza in Calabria". In questi casi mi dico, "ce l'ho fatta a dare un bel senso alla mia vita". A tutti, soprattutto alle donne, direi che forse non sarà la bellezza a salvare il mondo, come diceva Dostoevskij, ma la creatività».
«La mia esperienza di presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti di Catanzaro - evidenzia Rosa Maria Petitto - mi ha dato l’opportunità di mettermi in gioco e di agire a tutela della categoria, in un settore, da sempre, anche a livello nazionale, privilegio di uomini. I presidenti donne degli Odcec in Italia siamo 14 su 131 Ordini. Credo fortemente nelle capacità e nell’importante contributo delle donne, nonostante gli ostacoli ed i pregiudizi che ancora oggi resistono».
«Non dimentico - ricorda la cantastorie Francesca Prestia - quando, 18 anni fa, appena separata con due figlie da crescere, attesi il magistrato per strada accanto al corpo di mia madre schiantata in un incidente d’auto. In quel momento capii che dovevo lottare contro il dolore e rialzarmi. Non è stato facile. Ho scommesso sulla musica con studio e disciplina. E finalmente, a Catanzaro, ho realizzato il Festival dei Cantastorie: in quel momento ho urlato dentro me “Ce l'ho fatta!”».
A Miriam Pugliese della cooperativa “Nido di Seta” dicevano, «vuoi allevare vermi? In Calabria? Sei pazza». «Sono passati 6 anni - ricorda -, nel frattempo i bachi da seta sono tornati a brucare a San Floro, scatenando la curiosità di migliaia di visitatori. Far rinascere la tradizione serica, creando microeconomie legate al turismo e all’artigianato, rispettando l’ambiente e valorizzando il territorio è la più grande delle vittorie. Risultato raggiunto senza fondi pubblici e, ad oggi, ancora senza servizio elettrico. Se ce l’abbiamo fatta noi ce la possono fare tutti. C'è bisogno di giovani con idee fresche e lungimiranti che creino il vero cambiamento».

Per Antonietta Santacroce, direttore artistico del Festival d'Autunno: «Un momento di difficoltà è legato agli ultimi mesi dominati dall’insicurezza a causa della pandemia, senza poter ideare e organizzare qualcosa. Fino ad oggi non ho mai pensato di avercela fatta: non penso al traguardo ma mi godo la creazione del progetto. Alle giovani sento di dire studiate e lottate per realizzare i vostri sogni, tenendo presente che l’emancipazione femminile è strettamente legata all’indipendenza economica. Mai dipendere da un uomo se non si vuole essere alla sua mercé».
«Nel mio lavoro - sottolinea Alfonsa Trapasso, organizzatrice di eventi e congressi - posso dire di essere stata una pioniera, ho raggiunto tutti gli obiettivi che mi ero prefissata ma quante difficoltà affrontate. Noi donne abbiamo una marcia in più e, per questa ragione, sto portando avanti un progetto che vorrebbe diventare uno strumento di opportunità per tutte noi, per cercare occupazione e creare proficue sinergie».

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