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Dasà, svelata e inaugurata la restaurata Madonna del Carmelo

Restauro offerto da un fedele in onore del bisnonno che aveva commissionato l’opera nel 1868 allo scultore dasaese Gabriele Corrado

È stato svelato, benedetto, incoronato e inaugurato a margine di una santa messa nella chiesa parrocchiale questo pomeriggio a Dasà, nel Vibonese, il restaurato complesso statuario della Madonna del Monte Carmelo, pregevole opera lignea datata 1868 e realizzata dagli scultori Gabriele Corrado e figlio su commissione di Giosuè Ierardo, per un miracolo ricevuto.

Un restauro meticoloso e lungo due anni, anche a causa del Covid, realizzato dal professore Nicola Mazzitelli, napitino, accreditato presso la soprintendenza ai beni culturali di Reggio, che ha già restaurato altre opere della chiesa di Dasà (San Nicola ed il crocifisso, ancora in corso) e ha riportato il complesso statuario della madonna al suo originario splendore. A svelare la statua sono stati proprio l’autore del restauro, don Bernardino Comerci e Ferdinando Ierardo il pronipote di quel Giosuè che l’opera aveva voluto. È stato lui dopo la messa a narrare la storia della statua e come questa si legasse al proprio Avo.

Quest’ultimo, infatti, si trovò un giorno immischiato in una rissa con tanto di coltello tra due giovani del luogo. Nell’intento di dividerli accadde l’irrimediabile: uno dei due fu ferito a morte e Giosuè venne accusato ingiustamente di omicidio e incarcerato nelle segrete borboniche. Qui trascorse alcuni anni, fino all’arrivo dei garibaldini, i quali, nell’intento di fare proseliti, svuotavano le carceri dai detenuti. Le guardie borboniche per evitarlo spesso uccidevano i prigionieri, cosa che avrebbero fatto anche con Giosuè se questi non avesse avuto il prodigio. Si narra, appunto, che una notte gli comparve in sogno una bella signora che gli suggerì di non mangiare il cibo offerto dalle guardie. Or dunque, come testimoniato dalla morte di un topo che assaggiò quel cibo da lui rifiutato, la vivanda era davvero avvelenata e lui si salvò. Tornato a casa decise allora di commissionare e far realizzare la statua nelle sembianze della bella signora apparsa in sogno.

A seguire Nicola Mazzitelli ha trattato la parte tecnica del restauro, spiegando che trattasi di un complesso statuario (non statua) non destinato a processioni (l’opera è uscita solo una volta nel 2002 per un breve tragitto) né a nicchia ma ad essere ammirato nella sua interezza. Quanto al restauro vero e proprio Mazzitelli è entrato nel meticoloso dettaglio, sottolineando come i principali danni (sul 40 percento della superficie) fossero derivati dall’aver cercato più volte di lavare la sporcizia con acqua e altri solventi, cosa da evitare assolutamente. Sul finale don Bernardino ha dato appuntamento a domani  pomeriggio, giorno in cui si festeggia la Madonna del Carmine ed in cui, durante l’omelia, saranno tracciati i profili iconografici della statua ed imposto lo scapolare, una striscia di stoffa devozionale donata dai carmelitani. E per Dasà sarà un nuovo giorno di festa.

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