È tornata imponente, dopo due anni di forzata assenza a Dasà, la ‘Ncrinata, l’incontro tra Maria, che qui è della Consolazione, e il proprio figlio risorto. Una delle manifestazioni più attese dell’intero periodo pasquale. Manifestazione che ha suscitato emozioni più che mai indescrivibili, visto che i due anni di privazione le hanno amplificate. Si tratta dell’evento clou dell’anno, per tanti, da qualche tempo istituito festa patronale, che ogni volta riesce a calamitare indefinibili attenzioni su di se da parte di migliaia di fedeli, che giungono dall’intera provincia, e non solo.
È, forse, l’unica festa al mondo che celebra la resurrezione dove l’attore principale non è il Cristo risorto ma la Madonna, verso cui i dasaesi, anche quelli agnostici, anche quelli atei, nutrono una fede e una riverenza inenarrabili. Bisogna vedere per toccare con mano e crederci. D'altronde quella della consolazione è un’icona che incute timore, di quello che non ti fa peccare, e immenso rispetto. Basta guardarne il volto per rasserenarsi. Per rendersi tranquillo. Per credere che quel voto che gli hai affidato sarà esaudito. A Dasà è la festa dell’anno, che si celebra da oltre 300 anni e per la quale bisogna comparire. Nel senso di fare di tutto per onorarla a dovere. "Miegghju mu si' cavaju e m'hai 'a musca, ca nomm’hai dinari marti 'i Pasca”! Si dice da sempre. Che tradotto significa: è meglio essere un cavallo e avere le mosche che ti infastidiscano che non avere soldi per festeggiare bene il martedì di Pasqua. È così da oltre 300 anni. Nonostante i secoli. Nonostante le generazioni. Nonostante l’emigrazione sempre più galoppante. Perché per i dasaesi, ovunque essi siano, ciò che vogliono sentirsi dire poco dopo mezzogiorno è: “A ‘Ncrinata catte “bbona””. Da qualche anno a corollario sono state aggiunte delle manifestazioni, che tra poco, a partire dalle 18:00, quest’anno prevedono un concerto dei Parafonè e di Davis Muccari.
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