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Catanzaro, al Fermi indumenti rossi ed emozioni in versi per dire no alla violenza sulle donne

Ricordare non è mai abbastanza. Soprattutto quando la nostra mente è chiamata alla riflessione su una tematica di genere, di parità di genere, in una ricorrenza particolare intitolata “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Maltrattamenti, abusi, violenze, femminicidi, discriminazioni, disuguaglianze lasciano il segno. E il «Fermi non è rimasto» “fermo”, «in silenzio». Anche quest’anno gli alunni e le alunne dell’istituto di istruzione di Catanzaro guidato dalla dirigente Teresa Agosto hanno espresso la loro solidarietà. Per incominciare, lo hanno fatto, insieme ai loro insegnanti e collaboratori, indossando indumenti di colore rosso. Video, riflessioni letterarie in word cloud, articoli, pagine web, nuvole di parole, emozioni tradotte in versi (è il caso dell’alunna della classe II B, Dafne Maddaloni, autrice di un sonetto “È viva la rosa”), analisi testuali, disegni, tg a tema, letture in classe hanno costellato la giornata del 25 novembre (dopo intense settimane preparatorie di studio e ricerca) nei plessi del liceo scientifico di via Pisacane, quello del liceo delle scienze umane di viale Crotone e della sede del Pacioli. Partiamo dalla classe III A EsaBac del liceo linguistico.

Da un’idea della professoressa Luana Fabiano, questi discenti hanno realizzato un suggestivo video dal titolo “Mais je t’aime” (“Ma io ti amo”). Non è l’unico lavoro confezionato dalla scuola dei “Future Labs”, con il prezioso supporto degli allievi della Web Tv (Web Tv Fermi, capitanata dalla prof.ssa Francesca Nicotera e supporto tecnico dell’esperto Antonio Rizzo) di cui l’istituto è dotato, per “parlare” di violenza. I compiti autentici ideati dai vari Dipartimenti hanno giocato un ruolo decisivo, indirizzando l’azione didattica da seguire per meglio ascoltare le inclinazioni e interessi di questi alunni circa la tematica in oggetto. In alcune classi (vedi II A e II B del liceo scientifico, guidate dalle professoresse Roberta Mongiardo e Rosina Donatella Cosco), nell'ambito dell'Uda "Musica e Letteratura", l’attenzione è stata focalizzata sull’analisi della canzone "Vietato morire" di Ermal Meta, «istituendo così un crossover con un'altra tematica molto attuale, come il femminicidio». Non è mancata neanche una rilettura in chiave “moderna” del celebre romanzo di Alessandro Manzoni, “I promessi sposi”: secondo una lettura in ottica di genere, difatti, non verrebbe da «denunciare» don Rodrigo (con i suoi atteggiamenti violenti) come stalker e Lucia vittima di violenza? E la “Storia di Malala” quanto insegna? Davvero tanti gli spunti di riflessione proposti.

L’articolo di un’alunna della professoressa Lucia Larussa, Alessia Fratto (III A, liceo scientifico), ben fotografa l’excursus seguito dai discenti dell’Iis Fermi: percorso storico, con contestualizzazione e attualizzazione del tema. «Purtroppo anche nel nostro territorio – ha sottolineato Alessia-, a pochi chilometri di distanza da noi, le donne sono molto spesso soggette alla violenza degli uomini. Negli ultimi dieci anni, in Calabria, sono avvenuti quasi 100 femminicidi, spesso dovuti alla gelosia, al rancore e all'ossessione di fidanzati, mariti ed ex compagni, che molto spesso dopo aver commesso i delitti, si suicidano o si consegnano spontaneamente alle autorità. Durante la notte dello scorso 2 ottobre a Scalea, un comune cosentino, è stata uccisa Ilaria Sollazzo, una giovane insegnante di 31 anni, per mano del suo ex compagno e padre di sua figlia di appena due anni. Simile sorte quella di Domenica Caligiuri, una donna di 71 anni, trovata morta lo scorso 2 luglio nella sua abitazione in provincia di Cosenza, uccisa per gelosia con diverse coltellate dal marito 73enne. Il 23 novembre 2020 è stato ritrovato, nascosto in un incavo tra le rocce della scogliera di Pietragrande, il corpo senza vita di Loredana Scalone, donna di 52 anni. L’omicida è Sergio Giano, uomo sposato con il quale la donna aveva una relazione. Si registra dunque un’esplosione di violenza contro donne indifese e innocenti». L’elenco potrebbe continuare a iosa. Ma si può fare qualcosa? “Codice rosso”, numero 1522, centri antiviolenza, consultori fanno la loro parte. Tanto si può e si deve ancora fare. A partire, senza dubbio, anche dalle scuole. Lo rammenta il Goal 5, Agenda 2030 (Parità di genere. Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze). La “mission” comune si chiama “prevenzione della violenza”. Una prevenzione, che dire, finalizzata all’educazione delle nuove generazioni promuovendo il rispetto delle differenze. Le donne continuano ad essere vittime di luoghi comuni: perché, allora, non vincere gli stereotipi dannosi con l’istruzione?

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