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Catanzaro, arrivati 30 rifugiati dall'Ucraina. Ma è polemica: "Al sindaco non gliene frega nulla"

Sono arrivati a Catanzaro nella tarda serata di ieri con un autobus proveniente dal confine tra Polonia e Ucraina. Una trentina tra donne e bambini ucraini hanno così iniziato una nuova fase della loro vita, questa volta da rifugiati che scappano dalla guerra scatenata dalla Russia tre settimane fa.

C’è una giovane madre con in braccio il figlio di cinque mesi, avvolto in una pesante coperta. C’è una donna che dei suoi cinque figli ha portato con sé solo la più piccola di appena 6 anni. Gli altri, tre maschi e una ragazza 18enne, sono al fronte. Poi una donna con suo figlio di dieci anni che ha lasciato il marito in battaglia. Donne anziane, che magari non avevano mai lasciato il loro Paese e che oggi si trovano a 3mila km di distanza senza un familiare accanto. E c’è anche chi è riuscito a salvare il proprio animale domestico e a portarlo con sé. Tutti hanno la speranza di tornare presto a casa.

Ad accoglierli una rete di solidarietà spontanea: qualcuno ha portato cartoni di pizza, acqua, spazzolini da denti e dentifricio, bagnoschiuma, poi i bambini che hanno imparato a dire “benvenuti” in ucraino e hanno preparato un cartellone con la scritta “No War”. Accanto a loro gli operatori della “Misericordia” di Soverato e alcune donne ucraine che vivono in Italia da anni e che si sono prestate a fare da interpreti.

A portarli in Calabria, dopo un viaggio lungo più di 24 ore, Domenico Vitale, imprenditore e manager catanzarese che vive a New York ormai da anni ma che non ha mai perso il contatto con la sua città. Per questo, dopo essere arrivato al confine polacco con l’Ucraina nella scorsa settimana, ha approntato un trasferimento in Italia per alcuni dei tantissimi profughi che, impacchettata in fretta e furia la loro vita in qualche valigia, sono scappati dalle bombe: «Mi sembrava giusto andare a dare una mano - ha detto Vitale -. Andando lì si vede la tristezza, la paura che questa gente ha negli occhi perché viene da posti in cui le sirene hanno suonato per settimane. Hanno visto bombardamenti, persone, amici morire, hanno mariti, figli e fidanzati al fronte a combattere. Si vede il terrore. Nel centro rifugiati capiscono che la loro vita e cambiata. Finché, però, non si arriva sul posto, non è possibile comprendere davvero quale sia la situazione».

La macchina della solidarietà internazionale è ben presente, in Polonia. Diversa, invece, è stata l’accoglienza da parte di alcuni rappresentanti delle istituzioni locali: «Ho visto centinaia di persone che sono lì per dare una mano. Organizzare un bus come questo costa molto e quindi devo ringraziare chi mi ha dato una mano perché si riuscisse a realizzare questo viaggio. Grazie poi a Daniele Rossi, presidente della Camera di Commercio, sono entrato in contatto con il sindaco di Soverato, Daniele Vacca, che è stato l’unico a rispondere e a fare il suo lavoro. Mi sembra che anche il sindaco di Catanzaro avesse il dovere di rispondere a questa situazione, ma non gliene frega niente: è una vergogna».

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