Dolcezza, eleganza e una straordinaria empatia con il pubblico. Un memorabile Toquinho ha dispiegato tutte le sfumature della sua vena artistica al concerto tenuto al teatro Politeama di Catanzaro per il Festival d'Autunno ideato e diretto da Tonia Santacroce.
Ritmo e sound, samba e bossa nova, emozionanti virtuosismi alla chitarra ma anche dei flash significativi sulla condizione del Brasile oggi e negli anni in cui scalava il successo tra l'Italia e San Paolo e l'amico Vinicius De Moraes in patria non poteva esprimersi al meglio perché "c'era una forte repressione". Un vissuto non detto ma sussurrato dalla sua chitarra è la forza compressa ma comunque espressa che segna il mood delle sue canzoni con quella tenue malinconia che ne determina il fascino.
Gli anni duri in un Paese squassato dalle turbolenze politiche e la voglia di superare il tutto con la forza della musica: questo il Toquinho "positivo" che ha incantato il pubblico parlando della sua voglia di suonare, che per lui equivale a respirare. Un profluvio di brani celebri duettando spesso con la brava Greta Panettieri e in un rapporto quasi simbiotico con i musicisti brasiliani Itaiguara Brandao e Maurizio Zattarelli, in un crescendo di emozione culminato con gli hit planetari "Io so che ti amerò" e "La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria" fino all'attesa "Aquarela" «la canzone che mai avrei pensato avrebbe avuto così tanto successo».
Il pubblico entusiasta lo ha richiamato più volte sul palco. I bis "Canto de Ossanha" e la delicata "Tristeza" hanno chiuso uno spettacolo denso di omaggi ad artisti italiani come Ornella Vanoni, Mina, Fiorella Mannoia, Sergio Endrigo. E anche alla grande tradizione italiana con una personalissima interpretazione di "Anema e core" e "Roma nun fa la stupida stasera".
Un artista poliedrico ma soprattutto un intellettuale capace di lanciare messaggi comprensibili da tutti perché mediati da un talento che gli anni non sembrano scalfire.
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