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L'economista Cottarelli: il rilancio della Calabria passa dal livello d'istruzione

Carlo Cottarelli ritiene che sia il miglioramento dei livelli d’istruzione la vera chiave di volta per il rilancio della Calabria e del Meridione.

Già commissario straordinario al recupero della spesa e lo scorso maggio incaricato di formare il Governo con successiva sua rinuncia pochi giorni dopo la nomina, l’economista ribattezzato Mr. Spending Review è a Catanzaro ospite della Camera di Commercio per un affollato convegno sulla manovra finanziaria nazionale e il suo impatto sulle imprese.

Ma al di là della questione cruciale della formazione spesso inadeguata, è la creazione di nuovi posti di lavoro che non trova ancora sbocchi adeguati.

Sulla riforma in itinere relativa al regionalismo differenziato “in linea di principio - osserva Cottarelli - stabilire un legame più diretto tra spesa e tassazione non è sbagliato ma se una regione cresce più delle altre le ricadute positive riguardano solo quella regione e le altre non fruiscono della maggiore ricchezza”.

Parlare di povertà in Calabria, intanto, “tira dentro” il dibattito sul reddito di cittadinanza. È davvero da buttare? «Se qualcuno è sfortunato e sta male - dice Cottarelli - certo bisogna sostenerlo trovando fonti di finanziamento permanenti. Se vogliamo avere un cuore possiamo essere disposti a pagare più tasse per queste persone. Quello che non ha senso, quando ci viene chiesto “dove li prendiamo i soldi per queste persone?”,  è rispondere “li prendiamo in prestito” perché non ce ne vogliamo fare carico!».

E le infrastrutture carenti che ci tagliano fuori dai circuiti di sviluppo? «Anche per quelle bisogna trovare fonti di finanziamento. Ma non se ne parla con un reddito di cittadinanza che per alcuni è troppo generoso e con “quota cento” che aumenta la spesa ulteriormente. Queste sono cose che secondo me dovrebbero essere riviste».

Anche se fossero reperite queste fonti, per Cottarelli «si rinuncia comunque a una cosa importante per l’Italia, ridurre il deficit pubblico. Abbiamo un deficit che continua ad alimentare la crescita del debito, e questo alto livello del debito pubblico, secondo me è un elemento di debolezza dell’economia italiana e ci espone ad attacchi speculativi a cui siamo di tanto in tanto sottoposti. C'è il rischio di aumento dello spread e tutto ciò non fa bene all’economia italiana e alla sua crescita».

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