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Il Tribunale di Vibo dice sì al cambiamento di sesso

  Un percorso né semplice né agevole. Soprattutto - ancora - alle nostre latitudini. Un percorso che ha affrontato con la consapevolezza di chi si di doversi imbattere (e magari scontrare) con pregiudizi duri a morire ma anche con la ferma volontà di acquisire, anche esteriormente, quella identità più autentica della quale ha via via preso piena consapevolezza. E così, l’ha spuntata: adesso c’è anche il (necessario) provvedimento dell’Autorità giudiziaria che le consentirà di cambiare sesso e, consequenzialmente, anche l’identità anagrafica. Dopo 30 anni può diventare donna. In tal senso ha ottenuto, infatti, l'autorizzazione dal Tribunale di Vibo Valentia ed è il primo caso che si registra in questo territorio. Una sentenza dunque che crea un importante precedente ed apre le porte ad una realtà davanti alla quale non si può più, come troppe volte accaduto in passato, andare oltre con lo sguardo. Il percorso legale è durato circa un anno ed è terminato con la sentenza emessa dal giudice relatore Giuseppe Di Leone. «Sono davvero soddisfatta - spiega la giovane che adesso, chiusa la “partita” con la burocrazia, attende adesso la data dell'intervento chirurgico - perchè non pensavo di ottenere la sentenza così celermente. Il disturbo legato alla mia identità ed alla mia sfera sessuale, purtroppo, se non preso in tempo può condurre a problemi psichiatrici e, sono contenta che oggi le attività mediche siano concentrate sugli adolescenti. Oggi mi sento libera grazie anche all'Osservatorio nazionale che studia il disturbo offrendo un servizio tra identità fisica e psichica al San Camillo di Roma. Io mi sono sempre sentita donna e dunque non accettavano che la mia apparenza femminile dovesse fare il conto con i dati anagrafici al maschile. E questo mi ha segnata dentro. Magari qualcuno penserà che si tratti in fondo solo di un “capriccio”, intendendo il sesso in termini genetici senza analizzarne i vari stadi.

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