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'Ndrangheta: a Roma
usura e riciclaggio

Fare a Roma come in Calabria. Era lo stile di Ferruccio Bevilacqua, usura e riciclaggio dei guadagni in ristoranti, bar, negozi e ville. Uno pseudo imprenditore legato al potente clan Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia), un 'colletto bianco' che, costretto nella capitale dal 2009 per l'obbligo di dimora vi aveva costruito un piccolo impero. Usando come prestanome e complice del riciclaggio l'allora capogruppo dell'Italia dei Valori e poi assessore ai Lavori Pubblici della Regione Lazio Vincenzo Maruccio, un enfant prodige trentenne della politica romana arrestato nel 2012 con l'accusa di aver sottratto un milione di euro di fondi pubblici. E' quanto sostengono i magistrati della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Roma e i finanzieri del Nucleo Valutario e del Gico, che hanno arrestato 6 persone e indagate 17 tra la capitale e Bergamo, sequestrando beni per 5 milioni, anche negli Usa. L'operazione 'Hydra' è il culmine di due indagini riunificate dalla Dda guidata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino. Il Nucleo Valutario indagando su Maruccio ha scoperto che sui suoi conti sono transitati 600 mila euro in uscita e 150 mila in entrata da quello di Bevilacqua; per il Gico invece il politico, la moglie, la madre e la colf erano suoi prestanome. 

Rapporti di lunga data tra il 37/enne Maruccio, originario del Vibonese, e il 67/enne Bevilacqua, amico del padre dell'ex esponente Idv. Maruccio è indagato per riciclaggio di denaro di provenienza illecita - ad esempio su 12 mila euro passati sul conto ne prendeva 1500, oltre il 10% - Bevilacqua è stato arrestato anche per usura, abusiva attività finanziaria e intestazione fittizia di beni. Reati aggravati dalle modalità mafiose. Il 'colletto bianco' aveva riproposto a Roma le attività criminali già svolte in Calabria, secondo l'accusa. Perché i clan mafiosi a Roma "non si limitano a investire, immettere denaro di provenienza illecita - dice il procuratore Prestipino - ma i soggetti diventano operativi in settori criminali" come droga, usura ed estorsioni. Tramite prestanome, Bevilacqua controllava ristoranti, bar, pescherie e negozi di orologi di lusso nella zona di piazza Bologna, vicino al centro di Roma. Inoltre appartamenti, conti correnti e tre ville a Miami Beach, in Florida. L'usura che alimentava gli investimenti pseudo legali non veniva praticata con metodi violenti, secondo la Finanza. Bastava la fama della 'ndrangheta. I tassi erano del 160-600%, ma nessuno denunciava.

 "Siamo sempre una famiglia...questo non c'e' dubbio...una famiglia piena di affetto, di bontà e di trasparenza e di perbenismo..." diceva al telefono con la Calabria. Non aveva mai perso i legami con la terra d'origine e il clan Mancuso. Lo stesso che compare in Mafia Capitale, ma con un altro ramo. Il 'colletto bianco' - "non uno ndranghetista con la lupara o di strada", dice Prestipino - oltre che di Maruccio si serviva di Rocco Anello, già consigliere della Provincia di Catanzaro e candidato a sindaco di Curinga nel catanzarese nel 2013. Bevilacqua godeva di un certo credito anche perchè fratello di un ex senatore del Pdl-An, Francesco, estraneo alle indagini. Nella casa romana dell'imprenditore legato alla 'Ndrangheta sono stati trovati 5 chili d'oro per 170 mila euro e 55 mila euro in contanti. Quando Maruccio fu arrestato per peculato nel 2012 emerse che Bevilacqua gli cambiava assegni nel suo chiosco-bar 'La Casina Favolosa', in piazza Bologna. Intervistato disse di non essere mafioso. Poi iniziò a cambiare i prestanome. (ANSA).

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