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Le intercettazioni che inguaiano il Catanzaro

Le intercettazioni che inguaiano il Catanzaro

«Figli di pu...na, sono venuti loro a trovarmi a me, tutti e due i presidenti che noi siamo amici, sono due presidenti là... eeee... presidente allora a noi un punto ci serve, facciamo il pari?».

Sono le parole dell’ex presidente del Catanzaro Calcio Giuseppe Cosentino che, in una conversazione ambientale captata nell’ambito dell’inchiesta “Money Gate” della Procura di Palmi su una presunta serie di frodi fiscali, commentava con durezza il voltafaccia subìto, a suo dire, da parte dei dirigenti dell’Avellino - «hai visto che faccia di ca..o, di merda...» - durante un match che avrebbe dovuto avere un altro risultato finale. Proprio da quelle indagini è scaturita l’ipotesi di presunta tentata combine tra la società giallorossa e l’Avellino nel campionato 2012-2013, quando alla penultima giornata (5 maggio 2013) le due squadre si giocavano al Ceravolo la salvezza (il Catanzaro) e la promozione (i campani). Secondo gli inquirenti, tra le due società ci sarebbe stato un accordo per spartirsi la posta del match; un pareggio poi saltato, con la vittoria dei campani (obbligati ai 3 punti per non perdere terreno dagli avversari del Perugia), per la combinazione con altri incontri che ha portato comunque all’ottenimento dei rispettivi obiettivi. Ma il risultato non è andata giù a Cosentino, che al triplice fischio ha subito manifestato la sua contrarietà, poi proseguita e registrata dagli investigatori della Guardia di Finanza di Reggio Calabria. La salvezza ottenuta nonostante la sconfitta non è riuscita ad addolcire l’ex presidente che con diversi interlocutori avrebbe sfogato il suo sdegno per il comportamento dei dirigenti avellinesi. La sera stessa dell’incontro, Cosentino sente la moglie al telefono e le confessa di non aver voluto salutare i dirigenti della squadra ospite: «Io me ne sono andato senza salutarli .... Uh, ma la parola è parola non è che siamo salvi... sono stati loro a venire a rompermi le scatole a me... Noi due gol ci siamo mangiati all’inizio che non abbiamo fatto». E in risposta, la moglie: «Si però non glieli abbiamo fatti perché era... era... era così doveva essere». Per gli investigatori già da queste parole sarebbe emersa la presunta combine, poi fallita, del match. E a nulla varrebbe, secondo gli inquirenti, proprio il fatto che il risultato non sia stato quello presuntivamente deciso in precedenza. L’ipotesi di reato della frode sportiva, spiega il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palmi, «è un delitto di mera condotta, a consumazione anticipata che si perfeziona con il compimento dell’azione indicata, indipendentemente dal verificarsi – sottolinea – dell’evento dannoso, rappresentato dall’alterazione del risultato della competizione sportiva. Per la consumazione del reato – conclude – è necessario che l’offerta o la promessa vengano portate a conoscenza del destinatario». Dunque, le parole che Cosentino avrebbe pronunciato durante le conversazioni con familiari e dirigenti giallorossi dell’epoca avrebbero delineato un quadro da tentata combine.

Al telefono con la figlia Ambra che lo aveva sentito «incazzato come una belva» a fine incontro, l’ex presidente cerca di spiegarle le ragioni ma si trattiene: «Incazzato sì, poi ti spiego quando ci vediamo di persona che è successo... Per telefono non te lo posso dire».

Con l’ex direttore sportivo Armando Ortoli, il 6 maggio 2013, il tenore non cambia di molto. L’ex ds prova a farlo rasserenare, vista l’insoddisfazione per una salvezza raggiunta più per demerito di altre squadre che per meriti propri: «Abbiamo realizzato il successo, quindi dobbiamo essere felicissimi presidente». Ma Cosentino non sembra darsi pace: «Eh lo so... però... Però poi quando ci vediamo, le cose erano come dicevo.. come dicevo io e tu, non erano come dice il Massimo sai?... ma gli accordi che eravamo io con ... Enzo». «Con l’azienda... ho capito ho capito» gli risponde Ortoli e, di rimando l’ex presidente, «con l’azienda... la nostra fornitrice era come ti dico io, infatti loro sono rimasti pure eee... I discorsi erano questi, loro si sono comportati da merd... da merda però poi ne parliamo».

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