Sono passati oltre due anni da quell’udienza infuocata, dai toni forti ed a tratti minacciosi, tenutasi nell'aula bunker del palazzo di giustizia di Vibo Valentia, nell’ambito del processo Black money. Una vicenda finita sotto i riflettori degli investigatori e della Procura della Repubblica di Salerno.
Le accuse e le minacce del boss Pantaleone Mancuso (alias Scarpuni), figura apicale dell’omonima e potente cosca della ’ndrangheta operante nel Vibonese, non potevano passare inosservate. Il sostituto procuratore Vincenzo Senatore, riporta la Gazzetta del Sud in edicola, ha chiesto al gip (che ha già fissato l’udienza per il 21 febbraio) il rinvio a giudizio dell’imputato, perché ritenuto responsabile di «oltraggio a un magistrato in udienza». Imputazione aggravata dalle modalità mafiose.
Un procedimento che vede parte offesa il pubblico ministero Marisa Manzini, finito sotto il tiro del boss per avere indagato a lungo sui Mancuso di Limbadi e, inoltre, per avere prima coordinato le indagini e dopo rappresentato la pubblica accusa nel procedimento Black money, anche in regime di applicazione alla Distrettuale antimafia di Catanzaro dopo il suo trasferimento alla Procura generale di Catanzaro e, successivamente, a Cosenza in qualità di procuratore aggiunto, dove ancora si trova ad operare.
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