Commemorare Matteo Vinci a un anno dal suo assassinio, ma soprattutto celebrare un «caduto per la libertà». Una celebrazione che però non seguirà i canoni della «liturgia dell'antimafia in cui vengono generalmente collocate le tante professionalità che hanno dato la loro vita per il “profumo della libertà”» ma sarà un momento di denuncia. Non soltanto giuridicamente intesa, bensì puntando il dito contro l'illegale quotidiano della vita di ognuno e dando a esso voce. Un concetto di lotta alla mafia che non può e non deve prescindere dalla denuncia, appunto, di «vicende e fatti che ci riguardano».
Attorno a tutto questo ruoterà, martedì 9 aprile, la manifestazione in programma a Limbadi. A illustrare i contenuti dell'iniziativa sono stati, ieri mattina (nella sede di Confcommercio a Vibo) l'avvocato Giuseppe De Pace, legale della famiglia del biologo trucidato un anno fa con un'autobomba, Rosaria Scarpulla e Francesco Vinci, genitori di Matteo e Francesco Saccomanno componente del gruppo nato spontaneamente per sostenere la famiglia Vinci.
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