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Traffico di droga a Soverato, in manette lo chef dei vip: lo spaccio nella macelleria di famiglia

L'imprenditore, l'ingegnere, l'avvocato, il politico e non di rado qualche volto noto del piccolo e grande schermo, la sera ai tavoli del ristorante di Moreno Tortorelli si ritrovava la gente che conta. La Catanzaro bene e da bere la potevi incontrare li a due passi dal lungomare di Soverato.

Eppure dietro quella patina dorata, tra ostriche e pesce crudo, si celava qualcos'altro. Ieri lo chef è finito in manette con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti assieme a sua sorella Annalisa e suo cognato Antonio Bressi.

Proprio quest'ultimi sarebbero al centro di una fiorente attività di spaccio che aveva come centro nevralgico il loro esercizio commerciale, una macelleria. La coppia, secondo gli inquirenti, aveva una suddivisione precisa dei compiti. Mentre Bressi avrebbe tenuto i rapporti con i fornitori e con gli spacciatori al dettaglio, la moglie si sarebbe occupata della contabilità del commercio illecito.

«Attività parimenti delicata - sottolineano i pm nel provvedimento di fermo - considerata la quantità di contanti che i due maneggiano», come risulta dalle attività tecniche e dagli esiti di una perquisizione svolta dai carabinieri. In effetti in occasione di una perquisizione domiciliare, veniva rinvenuta una forma di contabilità, sia pur rudimentale.

In particolare, due distinti fogli di carta riportanti lettere e nomi puntati con accanto a ciascuna lettera delle cifre; nonché presso l'abitazione dei coniugi venivano rinvenuti: 25.200 euro in contanti, contenuti in 5 involucri in cellophane incollati e sottovuoto; 2.000 euro in una borsetta; ulteriori 3.700 euro in contanti; una ricevuta di versamento di 19.000 euro. Una telecamera piazzata nel retro dell'attività commerciale ha consentito di documentare dove veniva occultata la sostanza e come veniva spacciata.

Proprio seguendo i due coniugi gli investigatori dell'Arma si imbattono nel ristoratore Moreno Tortorelli. Messo sotto intercettazione i militari avrebbero avuto conferma che «il suddetto deteneva e spacciava lo stupefacente direttamente all'interno della propria abitazione».

Documentati anche alcuni episodi di cessione di stupefacenti. Come nel caso di un imprenditore catanzarese fermato dai carabinieri subito dopo aver lasciato l'abitazione. In un altro caso lo stesso ristoratore è intercettato mentre parla con un soggetto appellato come “ingegnere”.

In quell'occasione Moreno Tortorelli e il suo interlocutore fanno riferimento a mezzo etto di cocaina ceduto in cambio di un ormeggio per una barca nel porto di Badolato.

Per i magistrati che hanno firmato il fermo Bressi e i due fratelli Tortorelli «non hanno mai cessato l'attività illecita ancorché consapevoli dell'esistenza di indagini a loro carico, limitandosi soltanto ad adottare cautele maggiori: tale circostanza oggettiva dimostra come per i suddetti sia irrinunciabile lo smercio di sostanze stupefacenti, che rappresenta una fondamentale fonte di guadagno e, al contempo, dimostra la sicurezza e spavalderia degli indagati, che si muovono sapendo di poter contare su appoggi che hanno consentito loro di eludere i controlli dell'autorità giudiziaria». Almeno fino all'alba di ieri.

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