Dissidi maturati in ambito familiare sarebbero alla base del tentato omicidio di Francesco Alberto Purita, 49 anni di Vibo, ferito mercoledì scorso a colpi di pistola alla periferia di Vibo Valentia. A sparare contro Purita, mentre si trovava in un terreno ubicato nella frazione Vena Superiore, sarebbe stato il cognato Piero Castagna il quale ieri mattina si è costituito presentandosi in questura accompagnato dal suo avvocato.
L'indagato è stato quindi sottoposto a fermo da parte di ieri personale della Squadra Mobile in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica, guidata dal procuratore Camillo Falvo. Mercoledì sera, a seguito del grave fatto, Castagna si era reso immediatamente irreperibile, mentre Purita era stato trasportato d’urgenza all'ospedale di Vibo in condizioni inizialmente critiche.
Fondamentali ai fini della ricostruzione dell’accaduto sono state proprio le dichiarazioni della vittima la quale, già nell’immediatezza dei fatti, aveva riferito, senza esitazione alcuna, ai poliziotti della Squadra Mobile che era stato sparato da suo cognato Piero Castagna.
Escussa nuovamente il giorno successivo, alla presenza del pm Filomena Aliberti che ha coordinato le indagini, la vittima, dopo aver ricevuto le prime cure, ha meglio circostanziato i fatti, raccontando la dinamica avvenuta la sera precedente con dovizia di particolari.
Il 49enne ha, infatti, riferito che, dopo aver ricevuto una telefonata dal cognato, nella quale gli intimava di non recarsi più in quel terreno, quest’ultimo lo avrebbe raggiunto a bordo di un’autovettura, intimandogli che “dopo avrebbero fatto i conti”. A seguito di questo primo avvertimento, Castagna si sarebbe allontanato dal luogo in questione, per farvi ritorno dopo pochi minuti con fare decisamente più aggressivo. Avrebbe quindi nuovamente minacciato verbalmente Purita e poi avrebbe estratto la pistola.
Avvicinatosi alla vittima – che nel frattempo cercava di fuggire – avrebbe sparato dapprima un colpo che raggiungeva il 49enne all'orecchio e subito dopo altri spari che colpivano la vittima a un braccio e alle gambe, provocandone la caduta. Castagna avrebbe ulteriormente colpito la vittima, ormai riversa al suolo e quasi priva di sensi, con un ennesimo colpo di pistola all’inguine, per poi continuare nell’efferata azione delittuosa sferrandogli numerosi calci al petto e alle gambe.
Dopo la fuga del cognato, Purita riusciva a comporre il numero di emergenza 113 chiedendo di essere soccorso. Le ulteriori investigazioni, condotte attraverso numerose escussioni di persone informate sui fatti e le ininterrotte ricerche del Castagna, avrebbero messo in luce da un lato la assoluta reticenza e omertà dei familiari e dei conoscenti di quest’ultimo e, dall’altro, una serie di contraddizioni, anch’esse sintomatiche della volontà di sottacere ogni forma di responsabilità dell’autore del reato, ma che hanno plasticamente rafforzato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza in capo al fermato.
Quando ormai il cerchio attorno al responsabile del tentato omicidio stava per chiudersi, Piero Castagna ha deciso di costituirsi, presentandosi venerdì mattina in Questura, accompagnato dal proprio legale di fiducia. Il provvedimento restrittivo rappresenta il frutto di serrate indagini condotte sul campo dalla Squadra Mobile, sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, che hanno permesso di far luce su questo grave fatto di sangue le cui ragioni sarebbero, appunto, da ricondursi a dissidi maturati in ambito familiare.
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