Il sospetto e l’angoscia. L’idea di essere indagato per le costanti attività corruttive poste in essere, spinse il giudice Marco Petrini (sospeso ma non destituito dalla magistratura) a tentare di scoprire cosa stesse accadendo.
Il togato usò l’unica arma di cui disponeva per mettere il naso nelle indagini: la chiave di accesso della ex moglie al cosiddetto sistema “Scripta”. La donna, infatti, tra il dicembre 2019 e il gennaio successivo era incaricata, nella veste di dipendente del ministero di Grazia e Giustizia, della tenuta della corrispondenza e del protocollo riservato indirizzata al presidente della Corte di appello di Catanzaro.
Petrini si era allarmato per la pubblicazione sui quotidiani nazionali e locali della notizia riguardante l’esistenza di un’inchiesta a carico di ben 15 magistrati in servizio nel distretto catanzarese. Di alcuni erano filtrati i nomi, degli altri non si conosceva invece l’identità.
Ben consapevole delle irrituali attività svolte nell’esercizio delle proprie funzioni, l’ex presidente della Corte di assise, approfittando abusivamente della finestra del programma “Scripta” aperta sul computer di ufficio della moglie, prese a consultare ripetutamente e periodicamente il programma per verificare la presenza di comunicazioni relative a procedimenti iscritti a suo carico da parte della procura di Salerno (competente funzionalmente a indagare) e trasmesse al presidente della Corte di appello. Con questo espediente, Marco Petrini riuscì ad estrapolare il numero del procedimento penale che lo riguardava – il 6695/18/21 – , la data del provvedimento di iscrizione – il 2 agosto del 2018 – e le qualificazioni giuridiche coincidenti con quelle originariamente date alla notizia di reato trasmessa a Salerno dalla procura distrettuale di Catanzaro.
Il magistrato, poi arrestato e sospeso dal servizio per le gravi condotte tenute in cambio di ingenti somme di denaro, ha ammesso le proprie responsabilità in relazione a molteplici episodi corruttivi, precisando tuttavia d’aver compiuto l’accesso abusivo al sistema “Scripta” all’insaputa della moglie. In relazione a questa vicenda Marco Petrini dovrà essere sentito in sede di incidente probatorio dal gip di Salerno, Giovanna Pacifico, per esplicita richiesta avanzata in tal senso dal procuratore capo, Giuseppe Borrelli e dall’aggiunto, Luca Masini.
L’ex presidente dell’assise catanzarese sentito in udienza nei giorni scorsi ha già ridimensionato la portata di gravi affermazioni che aveva messo a verbale e riguardanti tre colleghi magistrati in servizio nel capoluogo di regione.
Il togato ha pubblicamente escluso che fossero coinvolti con lui nel “mercimonio” di sentenze messo in piedi negli ultimi anni. Non solo: ha pure scagionato l’avvocato Giancarlo Pittelli dall’accusa di aver “aggiustato” con la sua complicità dei processi. Accusa che in precedenza aveva invece lanciato nei confronti del penalista. Punto di domanda: Petrini quando dice la verità e quando mente?
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