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“Basso profilo”, le ‘relazioni pericolose’ con i capi delle cosche crotonesi

Tra gli arrestati nel blitz anche il boss di Roccabernarda e il contabile della ‘ndrina di San Leonardo di Cutro

Antonio Santo Bagnato

Boss dei clan crotonesi e “colletti bianchi” che hanno, base, interessi ed affari nel capoluogo di regione. L’inchiesta “Basso profilo” della Dda di Catanzaro conferma ancora una volta il peso che le cosche di ‘ndrangheta che dettano legge a Nord del torrente Tacina, hanno assunto dall’altra parte del corso d’acqua che fa da confine al territorio del Catanzarese. Rapporti e relazioni sempre più stretti con politici ed imprenditori della città dei Tre Colli e non solo. “Liaisons dangereuses” che hanno come denominatore comune il far soldi.

Evidentemente c’è chi pensa che avere coperture di ‘ndrangheta può convenire per accaparrarsi appalti e vantare “protezioni” che in ogni circostanza possono fare comodo. Ed al diavolo la legalità. Stavolta i magistrati della Procura antimafia coordinati da Nicola Gratteri hanno tra le altre cose portato alla luce i legami intessuti dalle cosca di Roccabernarda e dal clan di San Leonardo di Cutro con l’imprenditore catanzarese Antonio Gallo finito in carcere con altre dodici persone nel blitz di ieri mattina con il quale la Direzione investiga antimafia ha inoltre eseguito altre 35 ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari.

Tra i destinatari del provvedimento restrittivo c’è appunto il cosiddetto contabile del clan Trapasso di San Leonardo di Cutro, Carmine Falcone. Il “tesoriere” della cosca cutrese, avrebbe avuto contatti stretti e affari illeciti con l’imprenditore Gallo, indicato tra le carte dell’inchiesta come il “principino”.

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