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Monterosso Calabro, "il decesso del nostro ospite non è riconducibile al Covid"

È la precisazione del dottor Dante Di Rubbo, direttore sanitario della casa protetta “Villa delle Rose", riguardo alla morte di uno dei degenti della struttura che, nei giorni scorsi, era risultato positivo al coronavirus così come tutti gli altri anziani della Rsa.

Era positivo al Covid ma «non può essere riconducibile al covid il decesso del nostro ospite». Esordisce così il dottor Dante Di Rubbo, direttore sanitario della casa protetta “Villa delle Rose” di Monterosso Calabro, che vuole fare alcune precisazioni riguardo alla morte di uno dei degenti della struttura che, nei giorni scorsi, era risultato positivo al coronavirus così come tutti gli altri anziani della Rsa.
«L’ospite - ha spiegato Di Rubbo - , di 91 anni, era affetto da grave patologia tumorale in fase terminale e da ulteriori gravi comorbilità; per espressa volontà dei familiari, veniva accudito dai sanitari di Villa delle Rose. Negli ultimi 15 giorni, già in presenza del coronavirus, i parametri vitali del degente sono rimasti sempre stabili e in valori accettabili; nessuna complicanza attinente alle vie respiratorie si è verificata». Per la struttura, dunque, non ci sono dubbi. E per questo Di Rubbo ha proseguito esponendo come si è verificato il decesso, chiarendo che nel pomeriggio di martedì il paziente ha subito un arresto cardiocircolatorio secondario ad asistolia che lo ha portato alla morte, nonostante l’immediato intervento del cardiologo presente in struttura. L’evento è stato prontamente comunicato all’Asp di Vibo Valentia, con la quale la casa protetta sta operando in sinergia.
La Direzione sanitaria, inoltre, ha tenuto a comunicare come sta evolvendo il focolaio di coronavirus all’interno della Rsa: «Il focolaio è stato identificato il 4 gennaio, a seguito ad uno screening routinario aziendale; nel corso del periodo di quarantena, 11 ospiti hanno sviluppato una sindrome influenzale, 2 hanno presentato disturbi gastrointestinali». Oltre alle specifiche terapie mediche, sono stati formulati e applicati mirati protocolli alimentari di supporto». Allo stato - continua la direzione - fuorché due pazienti in stato di preesistente criticità clinica (uno di 94 anni, affetto da grave scompenso cardiaco; uno di 97 anni, che presenta una fibrillazione atriale cronica e intervenuto ictus) - tutti gli altri versano in condizioni cliniche stabili, con parametri vitali nei limiti.

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