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Immigrazione, permessi di soggiorno e affari a Crotone: ecco come si occultavano le prove

Emergono nuovi retroscena dall’inchiesta della Procura di Crotone in cui sono coinvolti avvocati, poliziotti, mediatori culturali e funzionari di Prefettura

Alcuni dei 24 arrestati coinvolti nell’operazione “Ikaros” coordinata dalla Procura di Crotone su una presunta organizzazione formata da avvocati, poliziotti, funzionari di Prefettura e mediatori culturali che avrebbe favorito il rilascio dei permessi di soggiorno agli immigrati senza che questi avessero i requisiti, erano venuti a conoscenza delle indagini condotte dai poliziotti della Squadra Mobile.


Per questo, alcuni di loro si erano dati da fare per nascondere tutte le tracce che potessero dimostrare l’ipotizzato raggiro per ottenere il rilascio della protezione internazionale. Significativa, secondo gli inquirenti, la telefonata intercettata a gennaio 2018 tra la mediatrice culturale della Questura Rachida Lebkhachi (per la quale mercoledì mattina sono scattate le manette con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso) e sua figlia.


«Lo scontrino» di acquisto del televisore, diceva l’indagata al cellulare, «no, ma io devo denunciarli per questa cosa che mi stanno chiedendo chi mi ha regalato la televisione ....... chi mi regala la televisione ? ..... la c'è lo scontrino». Con la ricevuta fiscale, la donna voleva infatti avere in mano la prova che la Tv era stata acquistata regolarmente e non, come invece sono convinti gli investigatori, con i 400 euro che uno degli stranieri, Sulaiman Abdullah Frahang (anche lui indagato), avrebbe dato al compagno della Lebkhachi come corrispettivo per portare a termine in Questura la pratica per il permesso di soggiorno.

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