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Il server clandestino della 'ndrangheta in Costarica. Così Gratteri ha bloccato i Gallace

La scoperta, il sequestro e la decrittazione di un server informatico sito in Costarica e utilizzato dai narcos sono alla base della maxi-operazione «Molo 13» con cui la Guardia di Finanza, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha sgominato un traffico intercontinentale di cocaina gestito dalla cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro).

A illustrare l’esito del blitz, che ha portato all’esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare, è stato il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha evidenziato «il respiro internazionale» di questa inchiesta nella quale - ha proseguito - «c'è un elemento di assoluta novità. Riguarda il Costarica, famoso per essere il paese con la più grande biodiversità del mondo, ma anche, dal nostro punto di vista, per essere un paese di snodo e distribuzione della cocaina verso l’Europa. Questa volta, però, ci interessiamo di questo paese perchè anni fa, quando mi sono insediato a Catanzaro, con la Guardia di Finanza - ha ricordato il capo della Dda catanzarese - siamo stati in Costarica e abbiamo scoperto e chiesto di mettere il cappello su un server di intercettazioni telefoniche che usciva fuori dai canali ufficiali, perchè non apparteneva a nessuno Stato o a nessuna società registrata. Era un server abusivo, clandestino, nel quale c'erano milioni e milioni di dati, utilizzato da organizzazioni criminali che avevano rapporti illeciti, in particolare il traffico di cocaina».

Gratteri ha specificato che «questo server si basava su un software - Pgp - che consentiva di parlare o di fare chat con blackberry e poi con i tablet più sofisticati e impediva a chiunque di inserirsi tra il chiamante e il chiamato. Noi però siamo riusciti a bucare questo server, a leggere in chiaro le chat e poi a dare un nome a chiamante e chiamato. Questa scoperta l’abbiamo poi perfezionata attraverso Eurojust, attraverso la Dna, con rogatorie internazionali verso l’Olanda».

 

 

 

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