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Vibo, le parole di Mantella: così corrompevamo i giudici

Seconda udienza dedicata al pentito nel maxi processo Scott Rinascita

L'aula bunker di Lamezia Terme dove si sta celebrando il processo Scott-Rinascita

«Tutta la corruttela che c’era a Catanzaro, e che è ancora in atto, verrà fuori tra qualche mese». È la chiosa del pentito Andrea Mantella dopo aver descritto quello che lui stesso ha definito «sistema» di cui per anni i boss della ‘ndrangheta si sarebbero serviti per “risolvere” i propri problemi con la giustizia. Nella seconda udienza del processo Rinascita Scott dedicata all’escussione dell’ex boss vibonese, collaboratore di giustizia dal 2016, si inizia a dipanare la nebbia che avvolge i rapporti tra clan e insospettabili professionisti, la cosiddetta zona grigia finisce così sotto i riflettori.
Rispondendo alle domande del sostituto procuratore Antonio De Bernardo, il collaboratore ha parlato del ruolo svolto da alcuni avvocati catanzaresi che avrebbero fatto da “canale” con giudici corrotti. In pratica, stando racconto del pentito Mantella, bastava pagare per ottenere la libertà, sconti di pena o addirittura insperate assoluzioni. Al centro del sistema vi sarebbe stato l’avvocato Giancarlo Pittelli arrestato nell’ambito della maxi inchiesta e accusato di concorso esterno.

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