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Dasà, Alkali Njie e il sogno di maggiore fortuna stroncato da un infarto

Non si placano solidarietà e dispiacere per la prematura scomparsa, a Dasà, di Alkali Njie, il quarantenne nigeriano deceduto una settimana fa per un infarto fulmineo. Una persona riservata Kali (così lo chiamavano tutti in paese), che era molto disponibile a prestarsi a piccoli lavori in campagna a chiunque, stimandolo per il suo darsi da fare, non esitava a chiamarlo per le faccende nell’orto o nei terreni. A raccontarci la sua storia sono Jacob, Kemo, suoi amici, e, soprattutto, Bakari, originario dello stesso villaggio gambiano. Non parlano bene l’italiano ma lo comprendono e, anche grazie a Piero Tripodi, un dasaese di buon cuore che rappresenta per loro un punto di riferimento per le necessità, riusciamo a capirci.

La storia

Una vita non semplice, quella di Alkali, fatta di sacrifici ed emigrazione continua e alimentata dal sogno di maggior fortuna in Italia. Alkali, ultimo di almeno 4 fratelli, non ha mai conosciuto il padre, morto prima che lui nascesse o quando era molto piccolo. Ad appena 5 anni (è nato nel 1981) lascia il suo villaggio natale, Sintet, un minuscolo paese di poche anime dedito all’agricoltura e al commercio ad ovest del Gambia, a sua volta una striscia di terra inglobata nel Senegal. Va con uno dei fratelli nella capitale, Banjul, dove inizia gli studi. A 18 anni prende la patente e inizia a guidare un taxi, ma, evidentemente, non è un lavoro che lo gratifica economicamente. Così matura sempre più l’idea di imbarcarsi per il “Bel Paese”, probabilmente incoraggiato da qualche connazionale arrivatovi tempo prima.

Il viaggio verso l'Italia

Nel 2015 la decisione è presa. Il viaggio non è semplice. La rotta prevede una prima tratta in autobus, circa 2500 chilometri, dal Gambia al Niger, nella città Niamey. Qui inizia il deserto, da attraversare in Pik-up. Anche venti o trenta persone, ammassate sul cassone, verso la Libia, dove, dopo altri 3, 4 o 5 mila chilometri, li attende il barcone che porta Kali e i suoi compagni di viaggio verso un orizzonte di maggior fortuna, l’Italia. Non si sa se l’allora trentaquattrenne Alkali sia sbarcato in Calabria o Sicilia. Ciò che è certo è che una volta nel nostro Paese la sua destinazione è il Veneto, Padova o provincia, dove lavora per almeno tre anni nel campo dell’agricoltura. Probabilmente nemmeno qui è a proprio agio e nel 2018, grazie all’amico Bakari, con cui è rimasto sempre in costante contatto, arriva a Dasà, dove inizialmente ha fatto parte del progetto Sprar, per poi uscirne e mettersi a lavorare.

Il lavoro a Dasà

E lavorava sodo, per mandare i sodi alla madre rimasta al villaggio e per coronare il suo sogno d’amore: concretizzare, a gennaio prossimo, il matrimonio che aveva già espletato per procura con una ragazza che forse non conosceva di persona ma che, appena possibile, avrebbe voluto portare in Italia per condividere quella fortuna che era venuto a cercare. Non si sa se l’avesse veramente trovata e se l’accoglienza e il trattamento ricevuti siano stati consoni alle sue aspettative. Quel che è certo è che una patologia cardiaca, di cui non soffriva o non sapeva di soffrire, lo ha allontanato per sempre dalle sue prospettive di una vita migliore e ancora lunga. Dal calore dell’affetto familiare della madre e dei fratelli. E da quel sogno d’amore che non potrà più coronare. Grazie anche al buon cuore dei dasaesi e non solo, che hanno contribuito alle spese, tornerà in Africa in una bara: quella su cui chi lo ha amato potrà almeno versare le sue lacrime e cercare di lenire il suo dolore.

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