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Calabria, non c'è peculato. Annullato il sequestro all'ex consigliere regionale Claudio Parente

Claudio Parente

La VI Sezione Penale della Cassazione ha disposto l’annullamento senza rinvio dell’Ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva confermato nei confronti dell’ex Consigliere regionale Claudio Parente il sequestro della somma di 37.000, euro, cioè l’equivalente di quanto percepito da due componenti della struttura consiliare i cui contratti, secondo la tesi accusatoria, sarebbero stati conferiti in modo strumentale trattandosi di persone vicine ai consiglieri comunali Pisano e Gironda che, a loro volta, in cambio, avrebbero dato sostegno all’approvazione di una delibera del Consiglio comunale di Catanzaro a favore dell’Associazione Interregionale Vivere Insieme di cui Parente è stato Presidente sino all’anno 2010.

Nel ricorso avverso il reato di peculato, contestato all’ex consigliere regionale, gli avvocati Francesco Gambardella e Giacomo Maletta hanno dimostrato come le prestazioni lavorative delle due persone, collegate ai consiglieri comunali che avevano votato la delibera, erano state regolarmente assolte; che le stesse avevano i titoli (laurea in giurisprudenza e in scienze politiche) per essere proposte agli uffici del Consiglio regionale che ha provveduto a stipulare i relativi contratti e che quindi non c’è stata alcuna offensività della condotta e nessuna alterazione del buon andamento della pubblica amministrazione.

Pertanto nessuna appropriazione di denaro pubblico o di destinazione dello stesso per finalità privatistiche per potersi intravedere anche lontanamente il reato di peculato. Ed ancora, la delibera del Consiglio comunale, approvata all’unanimità dei presenti, e quindi non determinanti il voto dei due consiglieri comunali, non aveva concesso alcun utilità all’Associazione, trattandosi di un atto di indirizzo da sottoporre a nuove valutazioni dagli uffici prima di ritornare nel civico consesso. La tesi della Procura sulla precedenza temporale dell’assunzione nella struttura (luglio 2018) delle due persone vicine ai consiglieri comunali, rispetto alla votazione nel consiglio comunale (settembre 2018), è stata confutata con il fatto che gli stessi sono stati contrattualizzati all’atto dell’insediamento in consiglio regionale, contestualmente a tutte le altre figure, mentre la data del consiglio comunale è stata imposta da una scadenza del consiglio dei ministri, imposta per il bando di recupero delle periferie, ricevuta dal Comune solo nei primi giorni di settembre e di cui nessuno poteva prevederne i tempi e le modalità. Le tesi degli avvocati Gambardella e Maletta hanno trovato riscontro anche nella requisitoria e nelle conclusioni del Procuratore generale nell’udienza camerale.

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