Di ciò che potrebbe accadere a Caminia con la demolizione delle villette sequestrate si discute da tempo, ma ciò a cui si dovrebbe far spazio dopo, è meno chiaro. Un punto importante per chi ha costruito nel borgo marinaro di Stalettì che continua quella che definisce “la sua battaglia di civiltà” per salvare le villette sotto sequestro. Di queste solo una decina sono state demolite a luglio, per due è stata data la disponibilità di un’autodemolizione, ma per la stragrande maggioranza, il destino è appeso alle determinazioni dei giudici chiamati a esaminare i vari ricorsi presentati dagli abitanti. L’associazione “Amici di Caminia” torna a far sentire la sua voce attraverso il vicepresidente Claudio Aloisi, intenzionato a difendere da ogni speculazione le case su cui ancora incombe un ordine di demolizione. «Abbiamo un documento del 1879 che testimonia come un esproprio da parte delle ferrovie Calabro Sicule fu fatto proprio sul terreno di proprietà del Comune, altro aspetto che testimonia come quel terreno non possa essere considerato suolo demaniale».
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